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In mare tra poco: più plastica o pesci?

Dalla studentessa Paula Ramirez Castro, uruguaiana che è iscritta ad economia all’Università di Pisa:

Sono in Italia da un paio d’anni e mi affascina in particolare il Mediterraneo, tanto diverso dall’Atlantico Meridionale e anche del Mar Baltico che ho conosciuto. Mi spaventa però quanto ho letto, e mi hanno anche ripetuto all’Università, che nel giro di pochi decenni il Mediterraneo avrà dentro più plastica che pesci. Possibile? Ho anche letto che le navi moderne non sporcano più con gli scarichi dei motori e depositano i rifiuti in arrivo nei porti con molti controlli. Da dove viene allora tutta questa micidiale plastica?

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Cara Paula, la plastica che si trova in mare ha varie origini, e dipende anche da quanto tempo è che è finita nel nostro bel Mediterraneo: tieni presente che secondo quanto dicono gli esperti, un sacchetto plastica di un tempo impiega oltre un centinaio d’anni per essere neutralizzato in mare; e una semplice cicca di sigaretta dura quasi altrettanto. Da dove viene la plastica? Statisticamente parlando, viene per il 75% dai fiumi o dagli sversamenti urbani, in quelli dove non esistono – e purtroppo non ne esistono molti – filtri o barriere. Associazioni ambientaliste come Marevivo si sono attivate da tempo con campagne sulle cicche di sigaretta, sulle plastiche e sulle microplastiche (che non si vedono ma sono ancora più micidiali perché vengono assorbite da pesci e molluschi che poi noi mangiamo). Si sta facendo molto anche per far capire ai giovani – il nostro futuro – che il mare non è una pattumiera. Per quanto riguarda le navi è vero quello che dici: le normative internazionali hanno limitato di molto il loro impatto ambientale, anche se non si può escludere qualche pirateria anti-ambiente su qualche vecchia carretta. Infine pesci: il Mediterraneo non è mai stato ricchissimi di pesce, e la pesca indiscriminata con le reti a maglie fitte, con chilometrici palangari e altre diavolerie non ha certo aiutato. Però oggi si lavora molto nell’itticoltura (allevamento in gabbie al largo) e nel ripopolamento, si controlla molto la pesca professionale, s’insegna che le risorse non sono infinite e in particolare ci si rivolge ai giovani perché imparino a rispettare il mare e i suoi abitanti come la loro casa e i loro animali domestici. È una sfida. Ma il ragazzino che ci mostra con orgoglio il suo pesce costruito con la plastilina dimostra che stiamo ottenendo qualcosa. Tocca anche a te e alla tua generazione fare meglio.

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Pubblicato il
17 Marzo 2021

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