Logistica e controlli
MILANO – Una nazione trasformatrice, che importa materie prime e semilavorati ed esporta prodotti finiti, dovrebbe avere ben chiaro la criticità del controllo delle proprie linee di collegamento.
L’Italia sembra fare eccezione a tutti i livelli delle sue istituzioni e della sua economia. Se ne parlerà in un webinar dall’8 al 10 marzo organizzato da Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry:
Spesso si accusano gli Stati europei – dice la presentazione – con la parziale eccezione di Gran Bretagna e Francia, di economicismo, ossia dell’illusione che tutto possa ridursi ad economia e che tutto si possa comprare. L’Italia rappresenta un caso ancora più particolare, che si potrebbe definire economicismo solipsistico, che la porta a pensare che il mondo finisca ai propri confini e che le merci che arrivano e che partono lo facciano per volere superiore, al massimo tramite degli “operai” specializzati che se ne occupano ma che è indifferente chi siano e a chi rispondano.
Un fatto emblematico è la preponderanza assoluta delle modalità di spedizione franco fabbrica delle imprese italiane rispetto al franco destino. Il risultato di tutto questo è che una percentuale altissima del commercio internazionale italiano è gestito da imprese a controllo estero, per cui l’Italia è certo un buon mercato ma le cui modalità di servizio sono nella loro disponibilità decisionale. Con conseguenze non sempre (quasi mai) favorevoli alla nazione e alla sua economia.
Ecco i temi che saranno trattati:
• Economicismo: da virtù comoda a vizio letale.
• Evoluzione della presenza di capitale italiano nella logistica, nelle spedizioni e nei trasporti italiani, all’esportazione e all’interno.
• Altro che dazi: il ritorno dei tributi di passaggio, reali e virtuali, nella competizione internazionale.
• Il continuo trionfo del franco fabbrica in Italia: perché e cosa fare.