Il premio Consiglio Europa su studio cambiamenti climatici
LECCE – Il premio “Nord Sud” 2020 del Consiglio d’Europa è stato assegnato al network MedECC – Mediterranean Experts on Climate and environmental Change, che ha redatto il “Mediterranean Assessment Report”, il primo rapporto scientifico su clima e cambiamenti ambientali nel bacino del Mediterraneo. I vincitori del premio sono i membri del consiglio scientifico e i “leading authors” del rapporto, tra cui due studiosi dell’Università del Salento: Piero Lionello (docente UniSalento di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera), membro del consiglio e coordinatore del capitolo 2 “Drivers of change”, e Sergio Rossi (docente UniSalento di Zoologia), autore del capitolo 4 “Ecosystems”.
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Il premio “Nord Sud” è assegnato ogni anno dal 1995 dal Consiglio d’Europa a due candidati che si sono particolarmente distinti per il loro impegno a favore della promozione della solidarietà tra il Nord e il Sud (diritti umani, difesa della democrazia, sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle questioni dell’interdipendenza e della solidarietà mondiale).
Il “Mediterranean Assessment Report” è infatti un documento che mette a disposizione di cittadini, politici e decisori valutazioni scientifiche rigorose utili a ragionare sulle problematiche legate a cambiamenti climatici, inquinamento, utilizzo di risorse e specie “invasive”; descrive gli impatti sull’ambiente, sulla società e sui settori produttivi e le strategie di adattamento per limitare i rischi. Disponibile online all’indirizzo https://www.medecc.org/first-mediterranean-assessment-report-mar1/, è stato realizzato su mandato dell’Unione per il Mediterraneo e del programma UNEP-MAP delle Nazioni Unite.
Praticamente tutte le aree del bacino del Mediterraneo, nei continenti e nel mare – sottolinea lo studio – sono influenzate dai recenti cambiamenti antropogenici. I principali fattori includono il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione, l’inquinamento, l’utilizzo insostenibile del suolo e del mare e l’introduzione di specie non indigene. Nella maggior parte delle aree, sono coinvolti sia gli ecosistemi naturali che i mezzi di sussistenza della popolazione umana.
A causa delle tendenze globali e regionali, gli impatti saranno esacerbati nei prossimi decenni, soprattutto se il riscaldamento globale supererà di 1,5-2°C il livello preindustriale. Sono necessari significativi e maggiori sforzi per adattarsi ai cambiamenti inevitabili, mitigare i fattori di cambiamento e aumentare la resilienza.
Nel bacino del Mediterraneo: – le temperature regionali medie annuali sono attualmente di 1,5°C più elevate rispetto al periodo preindustriale, e potrebbero aumentare fino a oltre 5°C alla fine del secolo in uno scenario con elevate concentrazioni di gas serra. L’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di calore comporta significativi rischi per la salute delle fasce vulnerabili della popolazione, specialmente nelle città, e per gli ecosistemi;
– le precipitazioni diminuiranno, sia pure con differenze fra le varie aree. Le precipitazioni (in particolare quelle estive) saranno probabilmente ridotte del 10-30% in alcune aree alla fine del secolo, aggravando la carenza idrica esistente, favorendo la desertificazione e diminuendo la produttività agricola, posta a rischio, inoltre, da più frequenti e intensi eventi estremi e degrado del suolo. È verosimile che la domanda di irrigazione aumenti dal 4 al 18% entro il 2100. Il cambiamento demografico, inclusa la crescita dei grandi centri urbani, contribuiranno ad aumentare significativamente la domanda idrica complessiva;
– le risorse ittiche sono minacciate da pesca eccessiva, specie non indigene, riscaldamento, acidificazione dei mari, inquinamento, che possono portare nel Mediterraneo all’estinzione di oltre il 20% dei pesci e degli invertebrati marini di utilizzo commerciale entro il 2050;
– nel 20mo secolo il livello del mare nel Mediterraneo è cresciuto di circa 14cm. Ci si attende un innalzamento compreso fra 20 e 110 cm entro il 2100, con un impatto potenziale su 1/3 della popolazione.
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