Anno nuovo: il bye-bye Gran Bretagna
LIVORNO – Non intendendomi di grande politica (e nemmeno di quella piccola, se ci penso bene) ma specialmente non avendo alcuna dimestichezza con la grande economia, mi sto chiedendo in questi giorni che cosa ci comporterà l’avvenuta secessione della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Mi consola, ma solo fino a un certo punto, leggere che i pareri degli esperti sono del tutto disallineati. Esperti dicono che la Perfida Albione pagherà caro il suo isolazionismo, e dovrà fare anche i conti con le secessioni-bis minacciate al suo interno, compresa quella della assai poco remissiva Scozia. Altri esperti dicono che l’Unione Europea ormai è diventata una copia del Reich d’infesta memoria, sempre più sotto il tacco della Germania, con la Francia che le fa da valletto e tutti gli altri a leccare i bùssoli. Heil Merkel? Così gli inglesi, pragmatici come sempre, hanno preferito buttarsi tra le braccia degli USA, che in fondo sono – almeno in parte – una loro storica emanazione. Qualcuno tra le grandi penne italiane ha scritto: meglio i secondi di Washington che di Berlino. Sarà così? Boh…
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Non volendo andare oltre la scarpa (ve lo ricordate l’apologo del Sutor, ne ultra crepidam del pittore Apelle?) fermiamoci alle cose di casa nostra. Preoccupano, anche agli incompetenti come me, gli accordi collegiali tra Bruxelles e Pechino firmati pochi giorni fa dalla Merkel e da Macron, lasciando fuori dalla porta tutti gli altri paesi, Italia compresa. Certo, gli accordi UE valgono per tutti, essendo formalmente i paesi dell’Unione tutti uguali. Ma come nella fattoria degli animali di Orwell, ci sono evidentemente alcuni animali più uguali degli altri: nella fattispecie la Germania, che si sarebbe ricavata ottimi ed esclusivi vantaggi con la Cina. Mi sovviene, tra l’altro, che l’Italia è stata il primo paese europeo a firmare con la Cina un accordo sulla nuova Via della Seta, prendendosi schiaffi in faccia rabbiosi da Germania e Francia. E allora? Doppio boh…
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Poiché noi siamo un paese esportatore, ma anche importatore di materie prime, quello che più c’interessa sono i mercati: dove mandare le nostre merci – in competizione specie con quelle tedesche e francesi – e dove reperire a giusto costo le materie prime. Con gli inglesi non mi pare abbiamo una grande competizione all’export: in compenso ci sono mercati sui quali andiamo forte – Medio Oriente, USA, la stessa Cina per alcuni prodotti di alto livello – sui quali una “manina” inglese potrebbe crearci qualche problema. Non vorrei farla lunga: in queste stesse pagine si rileva che i traffici marittimi tra Europa e Nord Atlantico – USA e Canada – sono un quinto di quelli traspacifici tra Sudest Asiatico, USA e Canada. Come UE siamo diventati, di fatto, un “nano” economico, specie noi del Mediterraneo. E qualcuno segnala un ulteriore pericolo: lo sviluppo delle rotte polari – che è un dato di fatto – favorirà paesi del Nord, Germania in primis, non solo per le relazioni con la Cina ma anche per l’approvvigionamento di GNL, che sta diventando il carburante di domani mattina. Forse in questo nostro amato Paese certi temi andrebbero approfonditi, invece di limitarci a proibire le trivelle sui (tanti) nostri depositi di gas; e ad alimentare quotidianamente le risse di pollaio per le poltrone tra partiti, partitini e partituncoli. Davvero, auguri di buon anno nuovo.
Antonio Fulvi
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