Pescatori? Sono liberi grazie a me
LIVORNO – Non ditemi che non ci credete: è proprio vero, i pescatori di Mazara del Vallo che i libici hanno tenuto prigionieri in fetide baracche per oltre cento giorni, sono stati liberati solo grazie a una mia determinante telefonata al cugino di uno zio del nonno del generale Haftar. Non lo sapevate, vero? Una vecchia conoscenza: durante una delle mie spedizioni nel Magreb – ora ve lo posso rivelare – facevamo amichevolmente a gara di velocità su cammelli mehari.
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Mi atteggio a mosca cocchiera? E allora, sono in buona compagnia. Il premier Conte e il ministro degli esteri Di Maio sono andati trionfalmente a liberare i poveri pescatori grazie a un ricostituito buon rapporto con Haftar. Però il presidente francese Macron ha dichiarato che è stato il suo intervento a sbloccare tutto. Berlusconi da parte sua ha dichiarato (riportato sulla radio di Forza Italia) che è stata determinante una sua telefonata a Putin. Poi si sono vantati il capo dei turchi Erdogan, l’egiziano Al-Sisi, e indirettamente anche Salvini: perché se a suo tempo non avesse catturato i quattro scafisti che sono stati scambiati con i pescatori, non avremo potuto fare il (mortificante) baratto.
Sul ruolo dei nostri poveri servizi segreti, e sul prezzo (ignoto) pagato oltre la mortificazione degli scafisti, silenzio. Come diceva “Lui” – reminiscenza di quando ero Figlio della Lupa – bisogna “credere, obbedire e combattere”. Beh, eliminiamo il combattere, perché non ci siamo tagliati. Sul credere e obbedire – anche sulle fake news – a quanto pare va meglio.
Ci credete dunque a tutte questi determinanti interventi? Allora dovete credere anche al mio. Davvero, che nostalgia di quelle corse nel deserto con il cugino dello zio del nonno del generale.
A.F.
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