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Nella globalizzazione, alla ricerca di più “fair trade”

Piero Neri

Il cavaliere del lavoro dottor Piero Neri parla notoriamente lo stretto necessario. Ma siamo riusciti a “stanarlo”, grazie anche ai nuovi doveri che si è imposto come presidente della Confindustria Livorno-Carrara. E la sua si conferma una visione ben oltre le strette problematiche di banchina, verso un mondo della logistica che non sarà più lo stesso. Ecco l’intervista.

Dottor Neri, il 2020 è stato, per quasi tutti gli aspetti, un anno durissimo. Lei ha avuto il coraggio di assumersi, oltre agli impegni del suo importante gruppo, anche la presidenza di Confindustria costiera in tempi così burrascosi. Può ipotizzare un messaggio di speranza per il 2021, in particolare in campo portuale?

Per individuare il che fare può essere utile interrogarsi sui fattori di cambiamento determinati o accelerati dai lockdown, sulla loro durata, importanza e conseguenze. Abbiamo dovuto prendere atto della vulnerabilità delle nostre catene logistiche nella fornitura di materiali di base, dei limiti dell’avere un “fornitore unico” asiatico quasi monopolista nella produzione di medicinali primari, che per l’agroalimentare dipendiamo per la metà dei prodotti da forniture estere, che la maggior parte dei processi industriali ha sofferto per l’attesa di componenti che dovevano arrivare da luoghi distanti 10.000 miglia. È cambiata la definizione di ciò che è strategico per una comunità tanto che possiamo parlare di effetto domino esteso ad altre parti dell’economia. Basti pensare ai progetti di nazionalizzazione della produzione dell’acciaio di Taranto, Cornigliano, Terni e Piombino, al rapporto tra pubblico e privato nella sanità, agli obiettivi del Green Deal dell’Unione Europea.

Prima della pandemia era già in corso una nuova e più articolata valutazione sulla globalizzazione, era avviata una ricerca di “fair trade” piuttosto che di puro “free trade”. Questo avrà conseguenze su molti aspetti della logistica e sulla vita dei porti.

Detto questo, per quanto attiene il campo portuale, constato che il sistema industriale livornese ha retto abbastanza bene con picchi positivi nel secondo semestre. Nella logistica rilevo diversità importanti che esemplifico: dalla situazione drammatica delle compagnie marittime e dei terminal crociere e aeroportuali agli ottimi risultati dei bilanci di previsione delle shipping lines che con blank sailing e riduzioni di stiva hanno potuto aumentare i noli marittimi per il trasporto dei containers. Tutto questo fa sperare positivamente per le attività portuali anche se, in alcuni mesi del corrente anno, hanno dovuto far fronte a riduzioni del lavoro e dei ricavi.

Entrando nel vivo, il progetto della piattaforma Europa rimane, almeno secondo l’AdSP, l’obiettivo principe sia per il porto container, sia per liberare aree della Darsena Toscana per le Autostrade del mare. Ci sono tante promesse politiche ma a quanto sembra un principale pretendente, MSC con il suo network sempre più esclusivo. E l’imprenditoria portuale livornese?

Darsena Europa ha ottenuto il più robusto tra i finanziamenti decisi dal Ministero competente e dalla Regione Toscana ed è stato inserito tra le opere da commissariare per accelerarne la realizzazione. È chiaro che rimane l’obiettivo principe per dare sviluppo e un futuro al traffico container nonché a liberare spazi e banchine per traffici altrettanto importanti quale il Ro-Ro, le auto e l’impiantistica. È noto che si tratta di un project financing con una quota importante a carico dei privati che, al momento, non si sono fatti avanti. Quella procedura evita schieramenti tra Guelfi e Ghibellini e affida il futuro del settore contenitori a chi ha più filo da tessere. Fra questi l’interesse di un player globale e primario come MSC non può che rafforzare la fiducia nel futuro del nostro porto. Nel breve periodo ritengo anche interessante e da valutare che la regionalizzazione delle catene logistiche o la duplicazione dei rifornimenti industriali e di consumo potrebbero portare a maggiori utilizzi di navi di media stazza offrendo a Livorno nuove opportunità nel periodo che sarà necessario alla realizzazione della Darsena e della Piattaforma Europa.

Il GNL viene indicato come carburante ormai del presente, sia per le navi che per i tir. Però il progetto di una stazione di rifornimento mare-terra su Livorno soffre su tempi lunghi, tanto da essere scavalcata su altri porti. Quali sono le prospettive reali?

Il progetto di LLT (Costiero Gas, Eni, Liquigas e Neri-Vulcangas) è in uno stadio decisamente avanzato la cui realizzazione contiamo che sia perfezionata in tempi in linea con gli altri progetti in corso in Adriatico.

Nella nostra recente intervista al direttore marittimo contrammiraglio Giuseppe Tarzia, ci sono state chiare note di preoccupazione per lo smantellamento del PAD (Piano Attuativo di Dettaglio) da parte del TAR. Come incide sulla programmazione dei vari settori operativi del porto questo ritardo?

Il TAR ha “smantellato” come dice Lei i Piani Attuativi di Dettaglio ritenendo che per regolare l’uso degli spazi demaniali siano sufficienti il Piano Regolatore e gli adeguamenti tecnico funzionali. Gli obiettivi che l’Autorità intendeva perseguire, se condivisi, potranno contare su quegli strumenti di pianificazione territoriale salvo diversa pronuncia negli altri gradi di giudizio che fossero aditi. Forse l’Ammiraglio si riferisce anche ad un importante deficit di condivisione fondamentale per uno sviluppo armonico dei vari settori operativi del porto, sempre nell’ottica del perseguimento dell’interesse generale del porto stesso. Su questa necessità di condivisione cercherò, come Confindustria, di fare il possibile perché venga recuperata.

Mentre i grandi network navali si vanno sempre più inserendo nel terminalismo e potenziano i servizi fagocitando spesso gli armatori più piccoli, nei porti – compreso il nostro – si assiste ancora a scontri di “pollaio” che sembrano più che altro indebolire tutti. Gli stessi comitati (sia consultivi sia di gestione) non riescono a molto. Solo un fatto di mentalità o manca una vera visione d’insieme?

Il consolidamento orizzontale e verticale dell’armamento, in particolare nel settore contenitori, sta provocando consolidamenti paralleli di altri attori come il terminalismo che si espandono nel trasporto marittimo e nella logistica dei trasporti terrestri.

Detto questo gli scontri di “pollaio” a cui Lei accenna mi sembrano un residuo di un mondo, di una maniera di confrontarsi destinata a scomparire. Un retaggio di una mentalità superata senza una visione d’insieme, con il rischio di dover subire il futuro senza poter dare il nostro contributo.

“Mi auguro che nel nuovo anno che stiamo per affrontare, saremo capaci di superare l’emergenza sanitaria, sociale ed economica che ha pervaso il 2020 e anche che le restrizioni ed i sacrifici che abbiamo subito valgano come spinta per un rinnovamento che sia morale ma anche pratico, sociale ed economico”.

A.F.

Pubblicato il
30 Dicembre 2020
Ultima modifica
31 Dicembre 2020 - ora: 10:40

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