Cresce il disagio dei portuali: chiesto incontro al Governo
GENOVA – È stato fatto circolare il testo della lettera e del documento predisposti da ANCIP e concordarti con la C.U.L.M.V. di Genova in rappresentanza degli art. 17 che forniscono lavoro portuale “rimarcando i ritardi del Governo e delle AdSP nel dare attuazione alle misure di ristoro previste, il tentativo di favorire una rivincita sul tema dell’autoproduzione nei confronti del Parlamento che ha approvato l’art. 199 bis”.
Il disagio e la preoccupazione per i lavoratori – dice la lettera – aumenta a fronte di nessuna misura prevista dalla legge di bilancio sul lavoro portuale neppure per il 2021.
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In particolare nel lungo documento si legge:
Legge speciale 28 gennaio 1994, n. 84: la possibilità per il vettore marittimo, prevista e non vietata dalla vigente legge, di operare in regime di autoproduzione non può, e non deve, rappresentare una forma di detrimento della qualità delle operazioni e dei servizi portuali. Un diverso approccio determinerebbe non soltanto pericolose disfunzioni sotto il profilo operativo, ma anche una ingiusta ed inammissibile violazione dei principi in materia di concorrenza, in danno delle imprese locali, compresa quella abilitata alla fornitura di lavoro portuale temporaneo.
A questo proposito appare sconcertante la presa di posizione, seppur non vincolante, dell’Autorità Garante della Concorrenza e Mercato che critica la recente disciplina delle attività di autoproduzione nei porti che sta assicurando la sicurezza dei lavoratori, la salvaguardia dei passeggeri e continuità produttiva e occupazionale delle imprese del settore. Sconcertante soprattutto perché lo fa con una segnalazione che recepisce, sic et simpliciter e senza contraddittorio, le istanze delle associazioni degli armatori.
Oltre a tutto ciò, si sta assistendo ad un silenzio, quanto emblematico che preoccupante, e ad un immobilismo non giustificato del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti circa l’applicazione pedissequa di ciò che il Parlamento della nostra Repubblica democratica ha, sovranamente, legiferato.
Non si può più assistere inermi e silenti dinanzi a questi soprusi e a queste immotivate, quanto ingiustificate, ingerenze. Gli Enti e le Agenzie preposte, pertanto, dovrebbero andare a ricercare le distorsioni della concorrenza dove realmente esistono. Così facendo scopriranno le centinaia di milioni di euro, ovvero miliardi di soldi pubblici che, nel corso degli anni, sono stati stanziati “altrove” e non certamente verso le imprese artt. 16, 17 e 18 della legge n. 84/94. Scoprirebbero altresì laddove si sono create le vere “posizioni dominanti”, non certo nei lavoratori portuali che operano sulla base di tariffe pubbliche e uguali per tutti gli utenti.
Come premesso, la specialità dell’ordinamento del lavoro portuale risiede nella necessità di garantire costantemente una efficiente e qualificata offerta di lavoro a fronte di una domanda non sempre costante e difficilmente prevedibile, il tutto con altissimi standard di sicurezza.
In questa sede è doveroso ribadire con forza che, in un momento così drammatico come quello che stiamo vivendo, i lavoratori dei porti italiani hanno infatti garantito fino ad oggi l’approvvigionamento della nazione intera, evitandone il tracollo socioeconomico.
Per mantenere questi alti standard di efficienza gestionale e flessibilità operativa, il legislatore ha adottato, nel recente passato, alcuni atti normativi per salvaguardare la tenuta economica delle imprese autorizzate ex art. 17 legge 84/94 e, conseguentemente, mantenere efficiente e competitivo il Sistema portuale nazionale.
Pertanto va immediatamente attuato il disposto della legge 77/2020, art. 199-bis.
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