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Sculacciate e tutti a paratìa

LIVORNO – Dunque la sculacciata è arrivata. Pesante, pesantissima. Che per quanto si può capire da non giuristi raffinati, servirà anche da traccia per quello che riguarda la pianificazione in altri sistemi portuali. Salvo, ovviamente, il principio tutto italiano che ogni TAR è sovrano e non è detto che esistano norme Erga Omnes.

Scriviamo, ovviamente, della raffica di “niet” del TAR della Toscana alle aspirazioni dell’AdSP di determinare aree, spazi e banchine secondo i propri indirizzi. I ricorsi contro l’AdSP sono stati accolti con motivazioni che lasciano poco spazio ai salvataggi in corner.

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Vero che Andreotti sosteneva il principio secondo il quale nel nostro paese nulla si accomoda e tutto si aggiusta, ma a quanto pare gli spazi di manovra per l’AdSP sembrano assai ridotti. Del resto anche di recente un autorevole esponente della kommandatur dell’AdSP aveva ammesso che si può anche sbagliare: e in questi casi non sarebbero giustificati contro-ricorsi. Insomma, Dura Lex sed Lex. Dalla stessa fonte ci era stato anche assicurato che ogni decisione contestata nei ricorsi al TAR aveva avuto l’assenso degli uffici del Ministero. Vorrebbe dire che anche in Viale Asia di Roma prendono lucciole per lanterne? Va bene che “Aver compagno al duol/ scema la pena” (Dante, Inferno, 4° canto) ma in questi casi la pena diventa più grave, anziché scemare.

Non vogliamo ripetere quanto, da un po’ di tempo, andiamo scrivendo sulla mancanza di normative chiare e incontestabili sulla gestione dei porti. Ne abbiamo scritto e riscritto. Però oggi, TAR alla mano, bisognerà pure che qualcuno allarghi il problema a Roma. Sculacciare un’AdSP non basta. Qui ci sono altri culi che meritano una ripassata e invece sembrerebbe finiscano sempre per mettersi a paratìa. Ministero, se ci sei batti un colpo…

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
7 Novembre 2020

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