Chissà cosa ricorderanno di noi le generazioni future
Li riconoscete questi due cavernicoli delle “strips” degli anni ’70? Difficile, se non siete quasi “matusa”. Eppure Bc e il suo compagno preistorico Thor sono stati pubblicati in tutto il mondo per anni, compreso il mensile italiano Linus. Vivevano in un mondo ideale, tra dinosauri domestici, caverne riscaldate da un’invenzione recente, il fuoco (Bc aveva commentato: “Ma dove andremo a finire con questa diabolica tecnologia”) e rimuginando intorno alla ruota, per la quale il fantasioso Thor studiava in continuazione nuove versioni (per esempio, la ruota quadrata, che non scappava via in discesa: e da qui la ruota triangolare, che eliminava uno dei quattro sobbalzi). Insomma, un mondo poeticamente pazzo, ma sempre a interrogarsi sul futuro.
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Perché allora lo richiamiamo qui sopra, con l’interrogativo che sotto sotto anche molti di noi si pongono? Perché non c’è bisogno d’essere catastrofisti per avere timore di quello che stiamo facendo a questo mondo che sarà il mondo dei nostri nipoti. Pandemie, scontri epocali sul “green” e il più “green”, sfruttamento della terra e del mare, armi sempre più letali (Bc considerava a rischio l’umanità per l’invenzione della clava…) migrazioni di massa, filosofia hobbesiana (“Homo homini lupus”) anche nei rapporti tra Stati, mafie, menzogne elevate a metodo di governo…
Davvero, proviamo a chiedercelo anche noi, nel nostro quotidiano: chissà cosa ricorderanno di noi e del mondo che abbiamo lasciato loro le generazioni future? Speriamo almeno la capacità di sorridere e di prenderci un po’ in giro, come tanti Bc…
A.F.
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