Infrastrutture tra rischi e nuove sfide
LIVORNO – Le circostanze indipendenti dalla volontà si producono con una certa continuità soltanto nei casi in cui la volontà non le contrasti. E quando si parla di porti e infrastrutture – come è successo alla vigilia delle votazioni nella Sala Ferretti della Fortezza Vecchia di Livorno, in un seminario organizzato dall’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale – diventa prioritario mettere dei punti fermi per minimizzare l’impatto di eventi avversi, quali il Coronavirus, e ridurre le incognite che ancora gravano sul sistema economico italiano. Una bella premessa alla nota della stessa AdSP dopo l’incontro.
[hidepost]
Occorre sviluppare “una vera capacità di resilienza ai contraccolpi delle contingenze negative significa innanzitutto programmare il futuro con largo anticipo attraverso una visione strategica che tenga insieme progettualità e riforme”. È questo il messaggio chiave lanciato dai relatori del convegno.
A cominciare da Giuseppe Surdi, del Gruppo Ricerche Industriali e Finanziarie (GRIF) “Fabia Gobbo” – Luiss Guido Carli, che ha sottolineato come il nostro Paese si muova oggi in un contesto economico complesso: la grande crisi finanziaria, il rimbalzo verso il basso del 2011 e il Coronavirus hanno fortemente impattato sul sistema produttivo. Con una particolarità, che la pandemia ha avuto un impatto più fulminante delle crisi precedenti.
D’altronde, gli investimenti pubblici per infrastrutture sono andati progressivamente diminuendo nel corso degli anni: se negli anni ‘90 rappresentavano oltre il 3% del PIL, oggi arrivano appena all’1,8%. L’impatto che i mancati investimenti (in infrastrutture e manutenzioni) hanno avuto sul Prodotto Interno Lordo ha provocato negli ultimi anni un gap di spesa pari all’1,1% del PIL.
Lo scenario al contorno tuttavia indica un certo fermento anche sulla sponda infrastrutturale: il Recovery Fund, lo strumento individuato a livello comunitario per sostenere la ripresa dopo la pandemia di coronavirus, promette di offrire nuove opportunità di sviluppo e risollevare, nella fattispecie, una portualità che, al pari di altri settori, è uscita con le ossa rotte dalla crisi pandemica.
Ne sono consapevoli Santiago Larregola, responsabile finanziamenti BEI, e – soprattutto, Guglielmo Calabresi, responsabile Sviluppo Infrastrutture Area Finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti, che nel suo intervento ha sottolineato come ad oggi non sia più possibile indugiare oltre sui progetti da presentare all’UE: «Uno dei principi cardine del Next Generation EU è la realizzabilità – ha dichiarato – Il percorso di attraversamento è ancora lungo e richiede che le numerose schede progetto arrivino a diventare, entro il 2023, dei veri e propri progetti realizzabili. I soldi dovranno essere spesi entro il 2026».
Ne è consapevole anche il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini, che nel suo intervento ha messo l’accento sul ruolo strategico della pianificazione ai fini di una corretta selezione dei progetti. Un ruolo che oggi risulta ancora più rilevante a causa di una progressiva riduzione degli investimenti pubblici nel tempo. «Nel campo delle infrastrutture – ha detto Corsini – non esistono alternative reali alla crescita delle capacità delle amministrazioni pubbliche». Corsini ha anche rimarcato che la Pubblica Amministrazione ha subìto negli anni «un impoverimento di competenze tecniche, perseguendo prioritariamente il rispetto di procedure sempre più involute e perdendo di vista la ricerca del risultato, vero obiettivo dell’azione amministrativa».
Anche il porto di Livorno ha le sue sfide da affrontare e vincere, come ha avuto modo di sottolineare in apertura di convegno il sindaco di Livorno, Luca Salvetti: «Livorno non ha più la possibilità di gestire i propri problemi con troppa calma. Abbiamo fretta di fare tutto il necessario perché il porto non diventi uno scalo regionale ma rimanga un hub strategico nel Mediterraneo».
[/hidepost]