Fotografie storiche di fari stampate su vele nautiche
LIVORNO – Davvero è un evento imperdibile e unico nel suo genere. Fino al 13 settembre, in concomitanza con la manifestazione Cacciucco Pride (4,5 e 6 settembre), è possibile visitare all’interno della Fortezza Vecchia (Galleria Cannoniera) la mostra fotografica “Fari” di Antonio Walter Pescara. Si tratta di una installazione di rara bellezza composta da opere fotografiche stampate su vecchie vele nautiche recuperate dal macero. Le fotografie ritraggono i fari italiani (sono tratte da “Il libro dei fari italiani” pubblicato dall’autore con Ugo Mursia nel 1985) e sono il frutto di un lavoro di verifica iniziato dall’autore quaranta anni fa.
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Complessivamente la mostra – patrocinata dal Comune di Livorno e dall’Autorità di Sistema Portuale in collaborazione con l’associazione Il mondo dei fari – è composta da trenta opere fotografiche.
L’ingresso è gratuito e la mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 20.
“Era l’estate del 1978 – racconta Walter Pescara – mi trovavo a Salina, nelle isole Eolie per una vacanza e osservai come una mareggiata avesse danneggiato il Fanale di Punta Lingua. Per quanto l’evento potesse essere spunto per una inquadratura fotografica, in quella circostanza sentii prevalere una spinta metafisica alla dimensione nella quale i fari mi apparivano come entità titaniche ferite, giganti buoni il cui unico scopo era quello di essere utili all’umanità, e chi altri come loro? Allora, complici l’amore per il mare e la fotografia e la collaborazione della Marina Militare Italiana, dal 1978 al 1984 viaggiai per mare per terra e per cielo – spiega l’autore – percorrendo gli 8.000 chilometri delle nostre coste, alla ricerca delle preziose sorgenti di luce che indicano la rotta ai Naviganti. Nel 1985 Ugo Mursia pubblicherà questo lavoro con il titolo “Il libro dei fari italiani”. Dopo quarant’anni da quel reportage mi è tornata la curiosità di riguardare i Kodachrome originali e ho pensato che forse quelle pellicole avevano ancora qualcosa da dire, al di là del loro valore documentale. E se le avessi stampate su vecchie vele nautiche? Quelle vele che oramai non servono più a nessuno? Cosa sarebbe successo se avessi rivelato quelle vecchie gelatine dei fari sulle stesse vele che in passato, navigando, li incrociarono? Cosa sarebbe scaturito da questo incontro metafisico a distanza di 40 anni? Sarei riuscito a salvare le vele dall’oblio? E i fari sapranno ancora raccontare le loro storie? Le opere esposte rappresentano la risposta a questi interrogativi”.
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