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“Blue Summit” e priorità urgenti

Francesco Maresca

GENOVA – Un momento importante di confronto sulle tematiche della logistica e delle infrastrutture si terrà da lunedì prossimo 29 giugno a venerdì 3 luglio con il Blue Economy Summit, per iniziativa del Comune genovese e di Click Utility. L’edizione 2020 del summit è stata curata anche con un occhio alle realtà nazionali e mondiali post-Covid ed all’esaltante esempio della ricostruzione del viadotto Morandi di cui tutta Genova è giustamente fiera. Abbiamo intervistato su questi temi uno degli artefici del summit, l’assessore allo sviluppo economico, portuale e logistico del Comune Francesco Maresca.

Assessore, fra i tanti temi che verranno trattati nelle 5 giornate, quale vi sta più a cuore?

“La città di Genova, che nasce in simbiosi con il suo porto, oggi vanta il primato nei traffici container in Italia e nel Mediterraneo. Per la relazione città-porto riteniamo la governance dei sistemi portuali italiani di primaria importanza e stiamo lavorando ad una revisione di quanto disposto su questo punto dalla Riforma Delrio che ha tolto dai vertici decisionali del Comitato Portuale l’espressione politica dei cittadini (sindaco, o chi per esso) introducendo un rappresentante non politico. Questa proposta di modifica è condivisa dalla totalità dei sindaci delle principali città.

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Vogliamo che il modello Genova non sia pensato solo in relazione al Ponte Morandi ma rappresenti un modello sinergico fra porto e città che ricomprende, oltre ovviamente alle strutture di riferimento come il futuro Terzo Valico, la Gronda e altre opere, anche un modello di governance con i sindaci parte attiva dei comitati di gestione su tematiche di natura ambientale, come ad esempio l’inquinamento atmosferico porto-città. Lo sviluppo economico nasce dalla sinergia tra cittadini e porto; quando questa sinergia è solida lo sviluppo economico può essere importante.

Come vi state muovendo sui problemi degli intasamenti stradali ed autostradali che bloccano la città e le imprese?

È un problema che pesa molto per Genova che, insieme alla vocazione commerciale ha da curare l’aspetto turistico con particolare riguardo al lato crociere. Come Comune chiediamo al MIT e agli enti interessati di risolvere il prima possibile la questione con Autostrade: il sindaco è in interlocuzione continua con Autostrade e con il Governo.

Per aiutare fattivamente il turismo crocieristico, già molto rallentato dal Covid, pensiamo a sinergie armatori/Comune con pacchetti turistici porto-città aperti anche al territorio.

Quando sarà pronta Genova dal lato infrastrutturale per i traffici commerciali?

Genova è strategica per i traffici verso la pianura padana e il Nord Europa. Import ed export sono praticamente in connessione con la pianura padana, ma nei prossimi cinque anni avremo un sistema infrastrutturale che ci consentirà di connetterci al meglio con i grandi corridoi europei, con il corridoio Reno-Alpi del quale, il nostro Terzo Valico, che sarà pronto nel 2023, può essere considerato parte.

Di grande importanza sarà anche la Gronda che, istradando molti carichi dei Tir con una via preferenziale verso il porto toglierà traffico dalle nostre autostrade. Genova ha le infrastrutture stradali del 1970, le più datate d’Italia: riteniamo che abbia il diritto di godere di infrastrutture nuove per consentire al porto il migliore sviluppo, dato che in termini di tasse portuali fornisce al Paese circa 6 miliardi di euro, ossia il 22% di tutta la tassazione portuale nazionale. Crediamo dunque che il governo debba puntare sul porto di Genova come traino dell’economia nazionale per il traffico merci a livello europeo, anche in considerazione della sua ottimale posizione logistica. Riteniamo che anche una parte dei fondi che arriveranno dall’Europa per aiutare l’economia italiana, possano essere destinati allo sviluppo dell’economia marittima e portuale italiana, ovvero i porti, in particolare appunto quello di Genova.

Quali prospettive fornirà a Genova la diga foranea?

“Sarà fondamentale per accogliere le grandi navi e la loro merce, ma quello che è veramente importante è che quella merce venga trasferita nel modo più rapido, soprattutto nei nostri retroporti o altre aree nella città, dove possibile, creando presupposti per le opere di trasformazione della merce al fine di insediare nuove attività, aumentare l’indotto e, di conseguenza, i posti di lavoro. Puntiamo a un circolo virtuoso: porto-città-Italia-Europa. Con il decreto Genova è stato dato una sorta di finanziamento anche alle ZLS, le zone logistiche semplificate, di cui Genova fa parte. L’istituto delle ZLS, che stiamo introducendo, permetterà presto alle aziende che vogliono investire nel nostro territorio tempistiche ridotte dal lato burocratico, che spesso è il primo problema delle imprese.

Il procedimento per iniziare un’attività sarà dimezzato, quello della VIA si ridurrà ad un terzo. E stiamo dialogando con il governo affinché l’agevolazione oltre che dal lato burocratico incida anche su quello economico e fiscale.

I nostri sei retroporti, che rientrano nelle ZLS, potranno essere zone di trasformazione e stoccaggio merci, ma pensiamo in questo senso anche ad aree idonee interne alla nostra città che possano coesistere con l’urbanistica.

Nella nostra visione Genova dovrebbe diventare un porto “lungo”, che comprenda tutta la parte del suo entroterra ma anche la parte dell’alessandrino, del piacentino, di Novi; il modello al quale ci ispiriamo è Rotterdam.”

Al di là della semplificazione, è sempre più richiesta dagli imprenditori una programmazione temporale delle opere, come avviene in altri paesi. A suo parere riusciremo ad ottenerla prima o poi?

“Sono assolutamente d’accordo e credo che la responsabilità riguardi tutti. Gli enti nazionali o locali, con competenza su alcune materie, hanno il dovere di procedere – apartiticamente – ad una ristrutturazione del Paese da questo punto di vista, prendendo anche esempio da quello che già fanno la Francia e la Germania. Oltre alla volontà serve una visione più ampia che non si soffermi sugli orticelli locali con l’effetto di rallentare i processi. Fondamentale è la condivisione di tutti; viceversa non arriveremo mai al traguardo.

Posso dire che dal lato enti locali e regionali esiste una sintonia: il ponte Morandi ci ha insegnato qualcosa. La sinergia ora dobbiamo trovarla con il governo nazionale, al di là dei colori politici, per puntare a scelte strategiche. Il Tavolo porto-città che ho creato ritengo possa essere anche un esempio da allargare alle politiche nazionali. Gli imprenditori possono darci una grossa mano su questo tema, ma resta il fatto che è la politica a dover guidare, non deve essere guidata: in questo momento storico credo che proprio di questo si senta il bisogno.

Lavoriamo per trovare il giusto equilibrio fra le varie visioni e cambieremo questo Paese; questo lo può fare qualsiasi forza politica, a prescindere dai colori.

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Pubblicato il
27 Giugno 2020
Ultima modifica
28 Giugno 2020 - ora: 10:41

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