Addio a Giorgio Kutufà

Giorgio Kutufà
LIVORNO – Se n’è andato a 72 anni dopo una battaglia furibonda, durata tanto tempo, contro un tumore che sapeva non gli avrebbe lasciato scampo. Ha provato di tutto, perché Giorgio Kutufà non è mai stato uno che si arrende: ma come cantava Fabrizio De Andrè, contro la Bella Signora non serve coraggio o fatica/ non serve colpirla nel cuore/ perché la Morte mai non muore.
È stato, a suo modo, lo specchio della politica livornese: di quella capace, intelligente, anche disinvolta nei suoi adattamenti alle realtà del mondo. E oggi che se n’è andato, da destra e da sinistra gli riconoscono l’impegno: e sarà certo un caso, ma dopo di lui la Provincia è diventata – per la pasticciata riforma a metà – un ente in costante sofferenza.
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Non serve ricordare la storia, la carriera, le intuizioni, persino i morsi fino all’osso di chi ereditò nella sua DC l’epiteto di “coniglio mannaro” coniato in altri tempi per Forlani. Giorgio è stato a suo modo un grande in una piccola realtà di provincia, che però ai suoi tempi qualcuno aveva battezzato “L’isola felice”. Lunedì 18 ci saranno i funerali nella chiesa livornese del Soccorso, vicino a casa sua. Insieme ai cari famigliari, che fino all’ultimo si sono prodigati, ci saranno certo in molti.
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In redazione per la scomparsa di Giorgio ci sono arrivati decine di messaggi di condoglianze. Dal sindaco Salvetti al presidente della CPL Enzo Raugei, dalle segreterie dei partiti ai personaggi politici di vario colore ai parlamentari livornesi, da suoi ex collaboratori a tanti cittadini. La dimostrazione che la Morte non significa cancellare chi ha saputo lasciare un segno, se non nella Storia, almeno nella nostra cronaca. Un addio.
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