Perché la barca possa andare…
LIVORNO – Ma allora, la barca va o non la lasciano ancora andare? Nella confusione generale che regnasse molte delle normative legate alla Fase 2 anti-Covid, gli appassionati di nautica e gli stessi gestori dei porti turistici hanno poche certezze. E quelle poche sono contraddette da norme spesso in contrapposizione tra quelle del governo centrale e quelle delle regioni. Con il risultato che pochi si arrischiano a scendere in mare con l’amata barchetta.
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Vediamo i casi. L’ultimo decreto del presidente del consiglio stabilisce che la barca può essere “visitata” solo per comprovate esigenze di manutenzione, oppure utilizzata “a scopo sportivo e di pesca” purché a bordo siano osservate le norme prudenziali anti-virus e comunque si rientri in porto entro la stessa giornata. Sembra chiaro? Mica tanto.
Facciamo qualche esempio: se volessi uscire in mare per una girata con il gommone non potrei considerare la cosa come scopo sportivo, perché in effetti non lo è. Però se mi porto dietro un bolentino o una canna da pesca, o l’attrezzatura per la pesca subacquea (fucile, pinne, maschera etc.) chi mi può contestare che ero uscito per la consentita pratica della pesca sportiva? Magari occorre attrezzarci anche con un minimo di esche: insomma, siamo ai trucchetti, o come dicono i francesi, à la guerre com’à la guerre. Fate voi.
E con la barca a vela? In questo caso dovrebbe essere più semplice perché la vela è di per sé un esercizio sportivo. E si sfida chiunque a sostenere il contrario. Però bisogna andare a vela o per lo meno, con armate le vele. E non più di due persone per barca: il che esclude, a parte i bravissimi, le uscite con cabinati più grandi. Altrimenti se si vuole andare a motore soltanto, si può tentare il trucco del bolentino o della traina o del fucile. Ma in tutti i casi, bisogna essere chiari: sono trucchi e la responsabilità, anche etica, è tutta vostra. Ne va della salute, tema sul quale non si deve scherzare.
A.F.
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