La newsletter USA-Cina di Rampini

Federico Rampini
ROMA – La logistica, il mondo dei trasporti, ma anche il “nuovo mondo” come ha detto nella recente Agorà il presidente di Confetra Guido Nicolini.
La visione aggiornata della trasportistica non più come uno degli anelli della catena dell’economia mondiale, ma come fase fondamentale del prossimo sviluppo, è stata l’oggetto di una vera e propria “Lectio magistralis” inviata da New York a Confetra da Federico Rampini e aggiornata a fine ottobre. È un’analisi sulla quale varrebbe davvero la pena di soffermarsi nei dettagli, inquadrando un mondo tutto in trasformazione, con i nuovi ruoli che la prima economia del mondo, la Cina (ha superato gli USA proprio quest’anno) sta imponendo e imponendosi anche nei rapporti con l’Africa e l’Europa.
[hidepost]
*
Proprio perché, come ha commentato Tiziano Treu presidente del CNEL “dal confronto all’assemblea di Confetra, appuntamento sempre molto interessante perché indica le tendenze, anche politiche, di un settore decisivo per il futuro della nostra economia, è emersa una visione fondamentale per l’Italia, il cambio di scenario economico mondiale che si sta manifestando proprio grazie al contributo della logistica che riconosce una maggiore importanza al Sud dell’Europa e del Mediterraneo. C’è una sfida di grande importanza da cogliere insieme alle forze più aperte del Paese – ha detto ancora Treu – perché quello della logistica è un settore che ha grandi potenzialità, ma presenta ancora grandi criticità, soprattutto burocratiche, che vanno eliminate. Serve una normativa adeguata ai tempi. L’assemblea del CNEL, in seguito ad un ciclo di audizioni svolte proprio su impulso di Confetra, in cui sono stati ascoltati 34 tra attori istituzionali e protagonisti di tutta la filiera – ha concluso – ha approvato 3 ddl, già annunciati alla Camera, per la semplificazione normativa del settore”.
*
Torniamo a Rampini e alla sua newsletter America-Cina.
“Tira una brutta aria sull’economia mondiale e soprattutto sul commercio estero” – apre la sua nota l’analista italoamericano – ad ascoltare i massimi esperti, dal Fondo Monetario in giù”.
Eppure, si chiede Rampini, come mai i mercati finanziari USA sprizzano ottimismo? E chi si candida a sostituire la Cina come piattaforma di produzione a basso costo, visto che i cinesi stanno diventando un paese ad altissima tecnologia non solo elettronica e militare? Cosa vuol dire questo “mondo nuovo” della logistica per i porti, e in particolare per quelli italiani? Rampini registra il report del FMI (Fondo Monetario Internazionale) secondo il quale siamo all’immediata vigilia di una recessione mondiale, con le stime di crescita del 2020 solo al 3% e per il commercio mondiale addirittura a un misero 1.2%. La festa è finita, siamo alla “post-globalizzazione”, tra dazi veri, dazi minacciati, frontiere sempre più rigide. Eppure, ricorda Rampini, negli USA, l’indice azionario Standard&Poor’s non è mai stato così frizzante: +20%, altro che recessione. E il mondo, Europa compresa, è gonfio di liquidità. Sempre per gli USA, mentre si ridimensionano le fabbriche delle auto “popolari”, Louis Vuitton apre una grande fabbrica di borse di lusso in Texas, presente Trump con la figlia Ivanka. È un segnale che la nuova industrializzazione americana, promessa da Trump, punta proprio sul lusso come prossimo motore dei mercati? Sembrerebbe di sì anche perché il competitor sta diventando la Cina. Dove per la prima volta nella storia – dati del Credit Suisse – i milionari sono più di quelli in America: cento milioni in Cina contro novantotto negli USA. Sempre secondo le ricerche, oggi un terzo dei beni di lusso acquistati nel mondo li comprano i cinesi. E la Cina si appresta a superare gli USA anche sulla produzione legata all’intelligenza artificiale: da qui, la guerra di Trump contro Huawei che non è solo telefonini Huawei ma ben altro.
*
L’analisi di Rampini è serrata. Compresa quella sulle terapie in atto. Le multinazionali stanno rivedendo le catene produttive logistiche, privilegiando la produzione per i mercati interni più ricettivi e sostituendo i paesi produttori a basso costo – Cina per prima, che sta diventando consumatore – con altri, dall’Indonesia alla Thailandia e al Vietnam (n.d.r: mia moglie, reduce da un viaggio negli USA, la settimana scorsa mi ha portato delle scarpe di lusso di una nota marca americana, che nell’etichetta interna registrano: made in Vietnam). Si sta anche guardando all’Etiopia, al Kenia e alla Costa d’Avorio, scrive Rampini. Sarà bene cominciare a occuparci di come esportare (e importare) da questi paesi. Perché la Cina e gli USA si occuperanno sempre più dei propri mercati interni e importeranno il meno possibile, compatibilmente ai numeri enormi dei consumatori in loco.
*
E l’Italia, in questa rivoluzione? Rampini scherza sul fatto che gli italiani d’America stanno facendo scorte di parmigiano, in vista dei dazi. Più seriamente, la mancanza di risorse ma specialmente di strategie sta trasformando il nostro paese in una terra di conquista, con la de-industrializzazione legata all’eccesso di tasse e con il crescente controllo proprio dei cinesi, anche attraverso Singapore, dei nostri porti: Voltri, Trieste, in prospettiva Genova. Rampini sta lanciando un suo libro. Ne riparleremo, se v’interessa.
Antonio Fulvi
[/hidepost]