Il diritto il rovescio e il caos
RAVENNA – “Il giorno 9 settembre scorso – scrive in una sua nota l’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro/settentrionale – il GIP presso il tribunale di Ravenna ha emesso un provvedimento di interdizione nei confronti del presidente, del segretario generale e del direttore tecnico dell’ente, i quali quindi, in pari data, sono sospesi dai relativi incarichi.
“Gli interessati – continua la nota – respingono fermamente gli addebiti, in sintesi non aver impedito l’affondamento della nave Berkan B e relative conseguenze, ritenendoli errati nei loro presupposti di attribuzione soggettiva e infondati nel merito.
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“L’Autorità di Sistema Portuale ha, fin dall’insorgenza del problema, attuato tutto quanto in suo potere per fronteggiare la situazione, evitando così gravi danni ambientali.
“In attesa delle determinazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti vigilante, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale garantisce il proseguimento di tutte le proprie attività istituzionali, con particolare riferimento al rispetto delle tempistiche connesse al progetto HUB ed alle operazioni per la rimozione della Berkan B, i cui necessari adempimenti amministrativi sono già ultimati e pronti per la pubblicazione.”
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Senza voler entrare nel merito della vicenda, perché la magistratura ha il diritto/dovere di fare il proprio mestiere (e possibilmente di farlo bene) il siluro lanciato contro Daniele Rossi (e i suoi collaboratori Paolo Ferrandino e Fabio Maletti dell’AdSP) sta producendo in ogni caso, come si dice in linguaggio militare, anche pesanti “danni collaterali”. Ci sono entrati, qualche volta a gamba tesa, sindaci e parlamentari, giuristi e sputasentenze. Ve ne facciamo grazia. Perché Rossi non è solo il presidente dell’AdSP di Ravenna ma è anche il presidente di Assoporti, ovvero l’associazione ufficiale di tutti i porti italiani. Che ha già i suoi guai, avendo in atto la secessione di parte del sud, il poco feeling (almeno fino a ieri) con gli organi governativi, e un processo di rifondazione su obiettivi, metodi operativi e risorse ancora a metà del guado. La sospensione di Rossi dalla presidenza dell’AdSP non tocca, formalmente, quella di Assoporti. Ma è difficile pensare che non abbia conseguenze, nemmeno indirette. Da martedì scorso al momento in cui scriviamo è in corso un frenetico giro di consultazioni nell’Associazione, con una convocazione dei vertici che probabilmente potrebbe già essere in atto: e che punta una volta per sempre a chiedere su quali basi di diritto le AdSP possono operare senza dover temere ogni giorno di essere “infilzate” da qualche GIP. Se qualcuno dei presidenti parla in questi giorni di un “convitato di pietra” che non interviene – o almeno, non interviene con efficacia a chiarire le regole – non gli si può dar torto. E se Duci qui a fianco arriva a ipotizzare una riforma portuale Delrio che ha lasciato troppi punti indeterminati, non si può solo ipotizzare una sculacciata “politica”. Tra l’Italia del diritto e l’Italia del rovescio – come qualche volta abbiamo scritto anche noi – occorre fare chiarezza. Altrimenti si rischia quello che qualcuno tra i presidenti sta già proponendo: dimissioni globali di protesta e caos. Come se non bastasse quello che c’è già.
Antonio Fulvi
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