Crisi dell’auto anche gli sbarchi ne risentono
LIVORNO – L’ex “piatto ricco/mi ci ficco” sta cominciando a battere in testa. Il traffico che è stato per gli ultimi anni tra i più appetibili nei porti di sbarco – anche se i margini per i porti sono stati sempre risicati – risente della crisi delle vendite dell’automobile, che sta investendo tutta l’Europa ma ha anche pesanti riflessi in quello che era diventato (e probabilmente rimane) il mercato più ricco del mondo, la Cina.
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Con le vendite a picco in Germania, in Italia e in Francia, anche le fabbriche-cacciavite dei coreani, disseminate nell’Europa dell’est, stanno rallentando la produzione. Lo stesso gruppo FCA (Fiat e Chrysler) ha rallentato la produzione sia delle Jeep “italiane” – in partenza dai nostri porti – sia delle vetture per il mercato europeo. Tirano al momento solo gli sbarchi delle auto francesi, in particolare di quelle che sono destinate ai piazzali dell’interporto Vespucci di Guasticce per essere smistate in Italia.
Il calo del mercato dell’auto è la conseguenza – dicono gli esperti – di due incertezze. La prima è legata alla situazione economica generale, per cui imprese e famiglie ritardano la sostituzione delle vecchie vetture in attesa di capire che cosa succederà in questa che viene indicata come la seconda recessione mondiale. La concausa è dovuta alle politiche – che qualcuno considera dissennate – di imposizione fiscale sulle auto di media potenza e di eutanasia del diesel, fino a ieri considerato la motorizzazione più gradita dagli italiani (e dai tedeschi e francesi). L’auto elettrica, questo mito tanto supportato in campo internazionale, ad oggi rimane una sparata minoranza. E non serve certo a riempire le car-carry destinate ai porti italiani.
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