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Voglia di crescere, e come idee dall’assemblea di Anita

Thomas Baumgartner

ROMA – “Voglia di crescita” è il titolo che abbiamo voluto dare alla nostra assemblea annuale”. Ha esordito così il presidente nazionale di Anita Thomas Baumgartner nell’apertura dell’assemblea che si è tenuta la scorsa settimana a Roma con un importante contributo di esteri e associati. Significativi alcuni dei passaggi della lunga relazione, che riteniamo utile riportare qui di seguito.

“Il tema non è solo un titolo: è lo stato d’animo con cui ci presentiamo per parlare di trasporto e logistica, della loro stretta connessione con l’industria, del futuro delle nostre aziende e di quello del Paese.

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“Le rilevazioni statistico-economiche che abbiamo ascoltato in questa assemblea ci guidano nella lettura della storia competitiva più recente del Paese e ci stimolano a riflettere sulle policy più appropriate per innescare la crescita.

Il punto di partenza è che l’Italia, malgrado le difficoltà strutturali e congiunturali che vive e nonostante i profondi cambiamenti nello scacchiere economico globale, rimane la 7° potenza manifatturiera del mondo e la 2° in Europa, dopo la Germania.

E se da un lato l’industria italiana deve fare ogni sforzo per mantenere e migliorare le proprie posizioni, dall’altro sono il trasporto e la logistica a doversi impegnare ancora di più per elevare le proprie performance a sostegno della manifattura e delle esportazioni.

Pesano, tuttavia, le valutazioni poco entusiasmanti della Banca Mondiale, che nel 2018 ci colloca al 19° posto nel ranking dei sistemi logistici di 160 Paesi. Prima di noi ben 10 Paesi europei: i nostri principali mercati di riferimento.

Oggi il rapporto tra industria e logistica che deve diventare sempre più stretto, poiché l’una non può fare a meno dell’altra, soprattutto per il mutuo beneficio che ne deriva a entrambe.

È importante che tutti gli stakeholder della filiera, incluse le istituzioni, sposino questo concetto affinché la collettività in senso lato percepisca l’esistenza del fattore “mobilità” e del suo valore, orientato verso un modello più virtuoso di scelte che premiano non solo l’economicità, ma anche la qualità e la sostenibilità ambientale.

Sul fronte dell’efficienza della supply chain serve anche l’impegno dei principali operatori dei nodi logistici.

Ferrovie, interporti, porti e aeroporti sono i protagonisti dell’inevitabile cambio di passo, necessario per fronteggiare le nuove logiche di competitività ormai mature a livello globale.

L’integrazione modale ha fatto di recente molti progressi, che però sono ancora insufficienti a sprigionare tutte le sue potenzialità.

Vi sono importanti margini di miglioramento, soprattutto in relazione alle dinamiche di crescita del traffico intermodale in arrivo o in partenza dai porti nazionali.

Pensiamo all’Italia come piattaforma logistica per i flussi di interscambio di merce europea con l’Asia con il continente africano!

Per questo serve anche e soprattutto l’impegno del Governo, al quale ricordiamo che il trasporto e la logistica danno un contributo fondamentale al PIL nazionale, nell’ordine del 10%, esprimendo un’occupazione di circa 800.000 addetti.

Un settore che, nel suo complesso e per ciascuna modalità di trasporto, negli ultimi quattro anni ha conosciuto tassi di crescita superiori a quelli del PIL.

Da solo, l’autotrasporto merci muove 0,9 miliardi di tonnellate all’anno, occupa 328.000 persone e genera un fatturato di 47 miliardi di euro.

Se vogliamo fare dell’Italia una piattaforma logistica, dobbiamo rivedere radicalmente il Protocollo Trasporti della “Convenzione delle Alpi”, altrimenti l’Italia resterà soffocata.

Il trattato internazionale è stato firmato circa 20 anni fa da 8 Paesi dell’arco alpino e dall’Unione europea per salvaguardare l’ambiente e promuovere la sostenibilità.

Esso limita fortemente la realizzazione di infrastrutture stradali e la mobilità delle merci in quest’area strategica per l’economia nazionale.

Da quegli anni a oggi, tuttavia, la sensibilità sui temi ambientali è decisamente aumentata, se non altro per la crescente consapevolezza dello stretto legame tra green practices e successo, che per le imprese si traduce in continui investimenti per la sostenibilità, l’immagine e la reputazione agli occhi della collettività, sempre più attenta all’ecosistema.

Siamo consapevoli che non ci può essere crescita senza sostenibilità: siamo noi i primi a investire in veicoli Euro VI di ultima generazione e in veicoli alimentati con carburanti alternativi o elettrici.

Al Governo chiediamo che gli incentivi siano efficaci, certi nel loro ammontare, immediati e con un fine preciso. Non a pioggia, come semplice contributo alle spese.

Chiediamo che anche in Italia, così come in Germania, i veicoli LNG siano esonerati dal pagamento dei pedaggi autostradali.

Platooning ed Ecocombi – veicoli fino a 25 mt di lunghezza, che possono transitare soltanto su idonea rete viaria – contribuiranno a minimizzare l’impatto ambientale, migliorare la congestione stradale e dare un contributo di efficientamento alla logistica anche in termini di costi, per rendere l’Italia e il proprio sistema produttivo più competitivo.

Non possiamo permetterci di rimanere fuori da questo straordinario processo di cambiamento.

Ciò che è già realtà oltre le Alpi deve diventarlo presto anche in Italia.

Il ventaglio di sostegno pubblico scaturito dal Piano Nazionale Industria 4.0 e da una serie di agevolazioni complementari (super e iper-ammortamento, “nuova Sabatini”, credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo) è stato essenziale nei piani di trasformazione digitale e nell’accumulazione di capitale nel Paese.

Vediamo poi con favore lo Sportello Unico Digitale – ha concluso il presidente – per lo snellimento e il miglior coordinamento delle procedure doganali e di controllo che insistono sulla merce per il suo rapido rilascio all’interno dei porti e aeroporti, per il ruolo primario che rivestono nei trasporti internazionali. Lo sportello va rapidamente attuato.

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Pubblicato il
19 Giugno 2019

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