Se il pesce fete da a’capa

Edoardo Rixi
LIVORNO – Dunque il viceministro del MIT Edoardo Rixi è stato centrato e affondato dal secondo siluro giudiziario che in poco tempo ha fatto polpette nel Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. O meglio: in quella specie di ectoplasma che ormai era il MIT, pieno di vuoti – scusate il gioco di parole – anche tra i funzionari apicali. Rixi, dopo Siri, s’è beccato la sua condanna in primo grado, ha annunciato ovviamente ricorso anche lui, ma è fuori come l’altro dal governo. Di colpo Toninelli si ritrova solo al timone: e con la dubbia competenza che ha – e che onestamente confessa – sui grandi temi della portualità, non gli si preparano tempi facili.
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Come ho scritto tante volte, qui non si fa politica. Ma nemmeno si chiudono gli occhi davanti ai reali problemi del Paese. Diciamocelo: in tempi normali varrebbe la presunzione d’innocenza fino a iter giudiziario completo, mentre oggi vale la presunzione di colpevolezza fino a dimostrazione d’innocenza, magari dopo anni ed anni di mortificanti gogne. C’è un dubbio? Subito fuori, a pedate. Viene anche da chiedersi quale credibilità possa avere oggi il messaggio dell’Italia all’Europa sulle problematiche della logistica e dei porti, quando il suo governo è decapitato di fatto dai rappresentanti politici addetti alla materia. Il presidente d’Assoporti Daniele Rossi ha detto di recente su queste colonne che non crede a un sistema portuale italiano corrotto e tantomeno criminale. Ma se, come dimostra di pensare la magistratura, o pisci fete da’capa, non andiamo affatto bene.
A.F.
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