Quella morte crudele del Capodoglio

Nella foto: Recente immagine di un Capodoglio spiaggiato su una costa italiana.
LIVORNO – Sarà per le grandi dimensioni, che fanno pensare a una grande e lunga agonia: o sarà perché nell’immaginario rappresenta la vita nel cuore più profondo del mare. Sia l’una o l’altra cosa, l’immagine del grande Capodoglio morente su una spiaggia italiana è di forte impatto. E rilancia i temi dell’ambiente, massacrato in particolare da plastiche e microplastiche. Nello stomaco del povero Capodoglio c’erano oltre 40 chili di sacchetti e altri oggetti di plastica: sufficienti a sballare il suo sistema digestivo. Richiama gli studi secondo i quali il Mediterraneo, dove capodogli e balene sono ancora presenti per quanto decimati, è particolarmente esposto al problema della plastica, come mare semichiuso. È stato calcolato che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno. Nel Tirreno il 95% dei rifiuti galleggianti avvistati, più grandi di venticinque centimetri, sono di plastica, il 41% di questi sono buste e frammenti.
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In Italia esistono già dei progetti sperimentali di coinvolgimento dei pescatori nella raccolta della plastica che stanno dando ottimi risultati: nell’Arcipelago Toscano da un anno a Livorno e anche in Puglia. Ma occorre fare molto di più, anche nel campo delle microplastiche, secondo Marevivo altrettanto micidiali dei sacchetti e per di più praticamente invisibili. Sono inserite nei cosmetici e in molti altri prodotti (detersivi, vernici, etc). La morte del Capodoglio sia di stimolo a una maturazione della coscienza ambientale di tutti.
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