Produzione del greggio in caduta autotrasporto merci in emergenza
ROMA – Per gli utenti dell’auto di famiglia è un ulteriore, antipatico aggravio. Ma per l’autotrasporto merci la riduzione della produzione del greggio e tutti i “rumors” sui prossimi aumenti del costo del carburante sono una drammatica minaccia alla sostenibilità di un mestiere già troppo tartassato da balzelli e ostacoli burocratici.
La notizia che la produzione sta crollando drasticamente è all’attenzione delle associazioni di categoria, ma investe tutto il mondo della logistica. Alla base della crisi il collasso della produzione in Venezuela, squassata dalla “quasi rivoluzione”, ma anche la nuova guerra interna alla Libia, che per l’Italia rappresenta pur sempre uno dei maggiori fornitori di greggio. Si aggiungano i tagli decretati dall’Opec per sostenere il prezzo, che è già aumentato del 30% (fonte Opec) dall’inizio dell’anno.
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Ci si interroga adesso su un prossimo futuro molto incerto. Contro la volontà dei produttori di tenere alti i prezzi c’è il riscontro di una caduta dei consumi legata sia alla non brillante situazione economica dell’Europa, sia alle scorte abbondanti degli USA, sia la promessa di Putin che non vorrebbe un aumento del prezzo del greggio. Molto dipenderà dal vertice dell’Opec in programma il 25 giugno: ma nel frattempo il prezzo dei carburanti alla pompa è arrivato al massimo sia rispetto al 2018 che all’inizio di quest’anno. E l’autotrasporto merci soffre.
C’è però chi considera la crisi del greggio come un’opportunità aggiuntiva per accelerate il passaggio a carburanti “green” anche nel settore dell’autotrasporto stradale. L’uso del GNL può indubbiamente venire in aiuto alle flotte che sono già in grado di utilizzare le nuove generazioni di tir. Ma il problema è che l’Italia è fortemente in ritardo sulla rete delle stazioni di rifornimento stradali: rete che ovviamente condiziona l’uso del GNL sulle grandi direttrici.
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