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La Brexit: hard oppure soft? Cosa cambierà in dogana

Fabrizio Giri

Il Consiglio europeo mercoledì scorso ha stabilito che il 31 ottobre prossimo la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea. Ennesimo rinvio e le indecisioni su tempi, modi e possibili ricadute nei vari settori non sono finite. In attesa di un quadro più chiaro, le imprese che lavorano con il mercato inglese come si preparano? Dal lato degli adempimenti doganali sono pronte, anche ad un eventuale Hard Brexit? Ne parliamo con l’esperto Fabrizio Giri, amministratore delegato del Gruppo Donelli, spedizioniere doganale presente su tutto il territorio nazionale.

Le aziende italiane che lavorano con la Gran Bretagna in questi giorni avrebbero potuto trovarsi a dover fare i conti con la Brexit; sarebbero state pronte ad affrontare le nuove regole doganali?

Nonostante di Brexit si parli da oltre due anni purtroppo, anche in ambito doganale – esclusi naturalmente gli specialisti del settore – rileviamo a tutt’oggi la mancanza di preparazione a questo evento. Come consulenti ai servizi doganali abbiamo ricevuto chiamate allarmate da molte aziende che lavorano con l’Inghilterra per sapere cosa accadrà quando uscirà dalla comunità economica europea.  Abbiamo anche riscontrato che ci sono davvero molte aziende che, trattando solamente con paesi europei si sono dovute “scontrare” per la prima volta con la tematica del “fare dogana” ovvero hanno dovuto imparare cosa significhi dal lato operativo-burocratico esportare la merce verso un paese terzo. Questo perché è mancata a tutti i livelli una informazione adeguata e tempestiva verso le aziende italiane sulle opportune misure da intraprendere per far sì che si trovassero pronte al momento giusto. Pochi conoscono cosa sarà necessario fare e come occorrerà comportarsi, al contrario degli inglesi che invece si sono preparati e sono molto più consapevoli su questo tema. Ecco perché abbiamo deciso di andare a Dover per capire come si stanno muovendo ed abbiamo deciso di creare in questa città portuale, snodo degli scambi  commerciali, un nostro centro di consulenza ai servizi doganali per assistere tutte le aziende italiane che lavorano con la Gran Bretagna.

Quali provvedimenti sono stati presi in Inghilterra per favorire le aziende nella fase Brexit?

Siamo andati a Dover proprio per capire come si stanno muovendo: a prescindere da come avverrà l’uscita – che sia hard Brexit o che si concretizzi un accordo soft – l’amministrazione doganale inglese ha previsto per le aziende importatrici dall’Europa (il traffico import è molto più consistente dell’export) una “procedura semplificata” che consentirà loro di continuare ad importare le merci dall’UE in regime di libera circolazione europea per un periodo di sei mesi dopo la data di uscita con la possibilità di presentare le dichiarazioni doganali in importazione in tempi diversi dal momento doganale. Con ciò saranno evitati problemi di merci ferme in dogana per controlli, code etc. e sarà permessa l’immediata immissione in consumo; ma in ambito italiano questa agevolazione ad oggi non è stata prevista da nessuno. Con la Brexit le aziende dovranno essere soggette a dogana senza eccezioni.

Quali danni potranno derivare alle aziende italiane dalla Brexit e come potranno essere contenuti?

Oggi la merce che viaggia per l’Inghilterra viene caricata, spedita ed arriva in circa 24/48 ore; post Brexit dovranno essere espletate le formalità doganali prima che venga caricata sul mezzo di trasporto. Al di là delle agevolazioni che sono previste in ambito doganale per velocizzare i tempi, spedire la merce in Cina o in Inghilterra sotto il profilo delle formalità sarà la stessa cosa, con tutto quello che ne consegue a livello di controlli di sicurezza, di qualità, di attenzione ai divieti economici che limitano le esportazioni di alcuni prodotti verso paesi terzi, dato che quello che varrà per questi ultimi dovrà valere anche per l’Inghilterra. I tempi saranno come minimo raddoppiati salvo auspicabili accordi particolari.

Perché la scelta di Dover per istituire il vostro centro di consulenza e quali tipi di servizi fornirete alle aziende che fanno import-export con l’Inghilterra?

A Dover arrivano le navi e sbarcano le merci ed è lì che arriva il tunnel della Manica; è dunque un punto strategico nel quale invieremo un nostro collaboratore presso il corrispondente inglese dal giorno immediatamente successivo alla Brexit e che potenzieremo subito in caso di bisogno. I nostri servizi agevoleranno i rapporti con la dogana inglese e quella italiana, a doppio senso, grazie alle procedure avanzate che oggi abbiamo a livello nazionale fornendo degli accesi organizzati per chi non li aveva e daremo un supporto di consulenza a tutte quelle aziende che dovessero averne necessità. Alcune correnti di pensiero dicono che i traffici Europa-Inghilterra verranno dimezzati da deterrenti quali dazi e forte allungamento tempi tecnici di sdoganamento. Personalmente non credo questo; penso invece che troveremo gli uffici doganali italiani oberati di un lavoro che non avevano previsto.

Gli altri paesi europei come si stanno organizzando dal lato doganale?

Molti uffici di dichiaranti doganali in Francia, Olanda e Inghilterra non esistono più e per affrontare i traffici verso il paese terzo dovranno organizzarsi con assunzioni di personale; ci risulta che sia la Germania che l’Olanda le abbiano previste. Per quanto riguarda la Francia: nell’ottica di creare una sinergia con i colleghi francesi per le problematiche che potranno crearsi a Calais siamo entrati in contatto con loro attraverso la nostra associazione di categoria ANASPED, a sua volta associata alla CONFIAD (Confédération des Agents en Douane) e ci siamo resi conto che al momento sembrerebbe che non ci sia un’organizzazione che preveda supporto per le semplificazioni dei flussi al confine; sembra dunque che dal lato istituzionale stiano tuttora sottovalutando ciò che potrebbe accadere, come succede in Italia.

Ritiene possibile che non avvenga l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea?

Non credo sia possibile, dovrebbero venire meno all’articolo 50 dell’accordo, ma oggi comunque può succedere qualsiasi cosa, perché viviamo davvero alla giornata. Sappiamo che gli inglesi sono molto previdenti e precisi e sono meravigliato che siano arrivati proprio all’ultimo momento senza avere pianificato ogni aspetto.

Se da domani dovessimo riprendere a fare dogana con l’Inghilterra, senza esserci organizzati adeguatamente, quali sarebbero i tempi ed i costi per importare e esportare?

Non è facile rispondere: certe linee sull’Inghilterra oggi partono di sabato pomeriggio perché raccolgono la merce fino al venerdì notte dopodiché i mezzi vengono caricati; tutto ciò non sarebbe più possibile (il sabato e la domenica le dogane sono chiuse). Se oggi in 48 ore si consegna la merce in Inghilterra, dopo avremo bisogno probabilmente di 4 giorni – perché comunque inciderebbero anche i tempi tecnici di transito e sarebbero probabili pesanti problemi di code, come testimoniano anche quelle recenti al Brennero per via dei ritardi doganali; e le code significano  tempi che  si allungano e costi che si dilatano.  Senza una valida organizzazione  oggettiva e funzionale  la merce alla fine ne pagherebbe le conseguenze con aggravio evidente sull’utilizzatore finale.

Cinzia Garofoli

Pubblicato il
17 Aprile 2019
Ultima modifica
23 Aprile 2019 - ora: 10:15

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