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L’ANGOLO (del) MARITTIMISTA – Incidenti in ambito portuale: pericoli e norme

Luca Brandimarte

Il nostro collaboratore dottor Luca Brandimarte, junior advisor for EU and legal affairs anche in Assarmatori, affronta oggi il tema riguardante gli incidenti in ambito portuale.

ROMA – Sono ormai trascorsi quasi due anni dall’entrata in vigore della riforma legislativa che ha interessato il mondo portuale italiano e pertanto pare opportuno presentare in questa sede alcune brevi riflessioni in materia di prevenzione e sicurezza portuale. Il tutto, alla luce dell’attuazione in Italia della Direttiva 2012/18/UE del 4 luglio 2012 (“Direttiva Seveso III”) il cui fine è quello di cercare di “controllare” il pericolo di incidenti rilevanti.

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Anzitutto, giova osservare che parrebbe esserci un disallineamento tra la predetta direttiva europea e la normativa italiana vigente. Il tema, infatti, è legato all’apparente discordanza tra la normativa ambientale di Bruxelles e quella portualistica. Sembrerebbe infatti che, alla luce degli ultimi aggiornamenti, la prima non prescriva più il dovere per le amministrazioni portuali di predisporre il rapporto sulla sicurezza relativo alle aree portuali, mentre la seconda dispone esattamente il contrario.

Non è infatti la prima volta che un tale disallineamento tra normativa europea ed italiana si verifica (come già precedentemente avvenuto in tema di tassa di ancoraggio), tuttavia, per la sintesi che la presente sede impone, ci limitiamo ad osservare quanto segue.

Il D.lgs. n. 105/2015, in attuazione della Direttiva Seveso III, ha abrogato il D.M. 16 maggio del 2001, n. 293, che imponeva alle Autorità Portuali – oggi Autorità di Sistema Portuale (“AdSP”) – l’obbligo di redigere e, successivamente, aggiornare il c.d. “Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale” inerente al rischio di incidente industriale con riferimento a tutte le attività ritenute rischiose all’interno dei porti italiani.

Alla luce di ciò, quindi, a detta di molti esperti si sarebbe configurato un vuoto normativo essendo venuto meno per le AdSP l’obbligo di predisporre il rapporto sulla sicurezza. Il tutto con conseguenti riflessi negativi nella gestione di eventuali incidenti che potrebbero occorrere all’interno delle aree portuali, qualora siano coinvolti uno o più stabilimenti che per la natura delle attività svolte sono soggetti ad un rischio di incidente rilevante molto elevato.

La ragione di tale possibile “vuoto normativo” deriva dal fatto che quanto disposto dalla nuova disciplina in materia di identificazione del rischio – specie in materia portuale – parrebbe non aver trovato corrispondenza all’interno della legge portuale italiana, neppure a seguito della riforma del 2016.

Ciò in ragione del fatto che parrebbe permanere per i porti c.d. di “interesse internazionale” l’obbligo di predisporre il Rapporto di Sicurezza in Ambito Portuale che, una volta approvato dal Comitato di Gestione dell’AdSP, dovrà essere allegato al relativo Piano Regolatore Portuale, senza più la necessità di adottare – come invece previsto in precedenza – né il Piano di Emergenza Portuale, né tantomeno il Piano di Emergenza Esterno all’area portuale.

Alla luce delle numerose critiche mosse dagli esperti e dagli operatori portuali circa un generale peggioramento della normativa in esame in materia di gestione del rischio in caso di incidente rilevante, sono stati elaborati alcuni studi di settore volti a tentare di porre rimedio al verificarsi della potenziale lacuna normativa sopra citata.

Il principale di questi parrebbe essere quello elaborato dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente di concerto con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, il quale propone una serie di linee guida volte all’approvazione di un Piano di Emergenza Portuale – da allegare successivamente al Piano Regolatore di Sistema Portuale – che possa essere ritenuto valido ed efficace a prescindere dalla presenza o meno di attività imprenditoriali connotate da un rischio di incidente rilevante all’interno del mondo portuale italiano.

Tuttavia, nonostante il tempo ad oggi trascorso dall’entrata in vigore della riforma porti, continuano a rimanere irrisolte molte tematiche, tra cui quelle sopra citate in materia di sicurezza portuale. In sostanza, l’attuale disciplina normativa specialistica vigente (appunto il D.lgs. n. 105/2015) parrebbe aver modificato in maniera peggiorativa la precedente normativa di settore, limitando, di fatto, sia gli strumenti per prevenire gli incidenti sia quelli volti alla programmazione delle situazioni di emergenza nei porti.

In conclusione, alla luce di quanto sopra esposto, non rimane altro che attendere una concreta risposta da parte delle Autorità competenti in ambito portuale – che, tuttavia, sembra tardare ad arrivare – al fine di poter superare l’attuale situazione di “impasse” normativo.

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Pubblicato il
10 Aprile 2019

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