Il carnet delle buone intenzioni
LIVORNO – Va bene, sappiamo tutti che la strada dell’inferno per prima è lastricata di buone intenzioni. Però bisogna ammettere che le buone intenzioni annunciate a noi della stampa dall’ammiraglio (Cp) Pietro Verna nel suo primo incontro ufficiale, sono state prive di esagerazioni, hanno evitato di entrare sui temi che ovviamente dovrà approfondire – era arrivato da due giorni – e hanno puntato molto sulla squadra. Omaggio forse pro “Captatio Benevolentiae”: ma si può anche leggere che chi non darà una mano e remerà contro ne risponderà. In un equipaggio – così ha descritto il personale dell’AdSP – il comandante, come recita la vecchia norma della marina “è il capo assoluto dopo Dio”. Però ogni monade dell’equipaggio è importante come il capo.
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L’uomo in sostanza è sembrato molto chiaro, molto motivato, molto compreso nel ruolo e specialmente molto consapevole di avere in mano una patata bollente ma non un’impresa disperata. Ha detto di amare molto Livorno, che considera una splendida città: retaggio dell’inizio di carriera in Accademia Navale, come per tutti gli ufficiali di marina; ed ha ricordato di aver abitato poi a Quercianella, piccolo paradiso della nostra costa. Ci ha blandito, noi cronisti, ricordando di essere iscritto all’albo dei pubblicisti: e in effetti ha collaborato e continua a molti speciali di uno dei più grandi quotidiani economici nazionali.
Ovviamente non ha voluto entrare nel merito dei problemi più urgenti: la definizione della gara della Porto 2000, i bacini, le ordinanze degli accosti. Ne parlerà, è ovvio, con i dirigenti, e in particolare con l’ammiraglio Tarzia, comandante del porto. Ha preso tempo anche su un altro tema legato alla governance: la nomina o meno di un segretario generale, ruolo ad oggi vacante, che forse potrà essere ricoperto da qualche funzionario o tenuto ad interim da lui stesso.
Un giudizio generale e di primo impatto? Ai più è piaciuto, indipendentemente da un ruolo che certo a Livorno non è stato mai molto gradito. Adesso aspettiamo i fatti.
Antonio Fulvi
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