Assoporti alla ricerca dell’unità

Daniele Rossi
ROMA – Assoporti verso la rifondazione, con la promessa di un nuovo statuto e forse di una “mission” aggiornata. È questo il programma annunciato dal neo-presidente Daniele Rossi nel corso del suo insediamento. E come abbiamo recentemente riportato, Rossi che è un pragmatico ce la mette tutta anche per sanare la ferita inferta dai porti siciliani che si sono ritirati sull’Aventino. L’unità dei sistemi portuali italiani – ha detto – è un obiettivo da perseguire con tutta la buona volontà di tutti.
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Fin qui siamo sull’ufficialità. Poi però subentrano le notizie ufficiose. Risulta che il presidente Rossi abbia telefonato allo scissionista Pasqualino Monti, presidente del sistema di Palermo, invitandolo a rientrare, avendo accettato anche uno dei suggerimenti dello stesso Monti per rifondare lo statuto dell’associazione. Monti avrebbe preso atto dell’invito, si sarebbe espresso anch’egli favorevolmente a un’unità all’interno di Assoporti, ma avrebbe preso tempo. In sostanza: vedere cammello, poi dare bashish. Tradotto: vediamo come viene modificato lo statuto e in particolare come viene ridefinita la “mission” di Assoporti, che così com’è conta troppo poco nella pianificazione della politica portuale del Paese. Quasi una mosca cocchiera, secondo qualche critico malevolo.
Le idee di Pasqualino Monti erano state espresse da lui stesso quando c’era stato il passaggio di consegna, alla fine del suo duplice mandato, con Zeno D’Agostino. In stretta sintesi: rifondare lo statuto per farne uno strumento più professionale, addirittura con un presidente e un segretario-managers, cioè designati al di fuori dei presidenti dei sistemi portuali che sono, necessariamente, “portatori di interessi specifici”. E assumersi un ruolo nei confronti del MIT – ma anche della politica nazionale in senso più allargato – più propositivo e con maggiori riconoscimenti. Missione impossibile o davvero rifondazione?
Antonio Fulvi
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