“Para bellum” e lo scontro Usa-Cina
LIVORNO – E se alla fine avesse avuto ragione Eraclito, quando sosteneva che “il supremo giudice di tutte le cose è la guerra”?
Intendiamoci, la nostra non è un’epoca di guerrieri. Nel nostro paese poi combattere davvero è sempre stato un dovere per pochi eroi. Quel tale che diceva “credere, obbedire, combattere” aveva capito poco degli italiani. Molto meno di Toto Cutugno con il suo oggi vetusto ma ancora valido “Lasciatemi cantare/con la chitarra in mano/sono un italiano/un italiano vero”.
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Premessa troppo lunga? Vero. Ero partito dalla guerra e mi sono distratto. Ci ritorno. Quest’angolino del giornale mi consente di dire la mia sulla guerra dichiarata da Trump contro la Cina e degli sviluppi attuali. Ricordate? Minacce di sfracelli doganali, dazi, esibizione di muscoli, accelerazione dei programmi militari. Qualcuno vedeva già i cavalieri dell’Apocalisse. E il calo verticale dei rapporti commerciali con il paese più popolato del mondo.
Dai notiziari di due giorni fa, sembra che il vecchio detto della Roma dei Cesari “Si vis pacem, para bellum” stia dando ragione agli USA. La “trade war” sta sgonfiandosi e la Cina sembra aver accettato molte delle richieste americane. A venti giorni dalla fine della tregua, Trump ha detto che l’accordo ci sarà appena incontrerà, quanto prima, “il mio amico presidente Xi”.
Tiriamo tutti un respiro di sollievo, anche noi piccoli cronisti di una piccola città in un piccolo Paese che non può certo fronteggiare i giganti politico-economi del mondo. E possiamo concentrarci, adesso, sulle guerricciole di casa nostra, nel pasticcio di una politica che potrebbe far ridere se non facesse piangere. Gozzano scriveva: “piccole cose di pessimo gusto”. Non le usciremo mai?
Antonio Fulvi
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