Chiarezza presto e bene
LIVORNO – Comunque lo si voglia o possa leggere, il “pasticciaccio brutto” delle concessioni demaniali sul porto rischia davvero di mettere le nostre banchine in una tempesta senza fine. Perché quando la magistratura ci mette le mani – in questo caso chiamata più volte in causa – i tempi delle soluzioni diventano biblici: si veda il sequestro del bacino di carenaggio, durato anni con tutte le pesanti conseguenze economiche. Ed è solo un esempio.
Lo scontro in atto da anni tra due gruppi armatoriali, quello dei Grimaldi e quello degli Onorato, non sarebbe di per se un problema. Sana anche se spietata concorrenza, come ha ammesso anche lo stesso Vincenzo Onorato in una recente intervista al Tirreno. E come Costantino Baldissara, direttore della holding Grimaldi, a sua volta ha spesso ribadito. È comprensibile anche che quando i traffici aumentano, gli investimenti dei due gruppi sono in crescendo ma gli accosti mancano e vengono contesi quasi ogni giorno, la concorrenza diventi feroce. Ma tra i due gruppi la concorrenza, almeno a Livorno, non è mai andata oltre le regole, anche in una situazione nazionale in cui ha investito la stessa Confitarma (Onorato ha sbattuto la porta), il Registro Internazionale, la tutela dei marittimi. Concorrenza dura, ma ci sforziamo di considerare, quella tra i due gruppi armatoriali, corretta.
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Poi c’è stato l’episodio della MSC Cristiana, noleggiata da Grimaldi (guarda i casi della vita: proprio al gruppo di Aponte che è alleato di Onorato) e inizialmente vietata allo sbarco delle auto a Livorno. E se anche alla fine l’ammiraglio Tarzia le ha trovato una banchina dove operare, s’è scatenato il mondo. Ridando fuoco a polveri che bruciavano sotto sotto senza fumo, come l’indagine della magistratura sulle concessioni, in atto da almeno un anno su denuncia di un operatore, e sollecitata dalla “grana” sulla tensostruttura di Grimaldi sequestrata dalla Capitaneria.
La magistratura fa il suo mestiere, con gli avvisi di garanzia inviati come noto a Corsini, Provinciali, Paroli e a Corrado Neri della Sintermar: quest’ultimo coinvolto per la faccenda Gazebo. Utile ricordare che un avviso di garanzia è appunto, un avviso: non è una condanna, anche se comprende ipotesi di reato, tutte da provare. Non sarebbe poi la prima volta che a processo avvenuto gli imputati vedano riconosciuta l’innocenza. E non è la prima volta di avvisi di garanzia in ambito dei porti. Anzi, cinicamente parlando, sono pochi i porti italiani dove non ce ne siano o non ce ne siano stati. È un bene? È un male? Da che tempo è tempo si dice “Dura Lex sed Lex”. Magari si potrebbe sperare in tempi non biblici per indagini e processi, ma è facile dirlo. Nella patria del diritto, spesso il rovescio mette tanti freni.
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Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin è sceso in campo anche lui. Ed ha fatto bene perché il porto è della città. Ha fatto bene anche a non entrare nel merito del “pasticciaccio”, puntualizzando solo che i traffici portuali sono lavoro e non si può rischiare di perdere traffici così importanti in una guerra tra istituzioni che è diventata totale. E qui arriviamo al punto. Se la concorrenza tra armatori è legittima, gli schieramenti delle istituzioni per l’una o l’altra parte sarebbero non solo intollerabili, ma colpevoli. Noi vogliamo rimanere convinti che sia l’ammiraglio Tarzia, comandante della Capitaneria, sia l’ingegner Corsini e il dottor Provinciali, al vertice dell’Autorità di sistema, abbiano svolto i propri compiti non solo nel rispetto delle proprie attribuzioni, ma con la massima attenzione al bene del porto. È da dimostrare? Avanti, è il momento di farlo. Noi alle istituzioni ci crediamo ancora. Fino al punto di chiedere che se qualcuno ha sbagliato paghi. Ma presto e con chiarezza, non a babbo morto. Grazie
Antonio Fulvi
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