Rapporto camerale a Livorno sulla crisi del comparto edile

Nella foto (da sx): Alberto Ricci, Gabriele Martelli e Mauro Schiano.
LIVORNO – È stata, storicamente, l’asse portante dell’occupazione e più in generale dell’economia dell’artigianato e degli investimenti pubblici e privati sul territorio. Ma dall’inizio della grande crisi, cioè a partire dal 2007, “il cavallo non beve”, ovvero l’edilizia è in continua regressione.
Lo ha testimoniato l’approfondita analisi presentata dalla Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno relativa alla provincia di Livorno. Pochi, anzi pochissimi, i dati positivi nelle 50 pagine di rapporto firmato dal centro studi diretto dal bravo Mauro Schiano e presentato dal vicepresidente camerale Alberto Ricci: tra questi il fatto che il patrimonio immobiliare dei livornesi è leggermente superiore, in percentuale, a quello sia toscano che nazionale. Ma le abitazioni dei livornesi sono, sempre nella media statistica, più piccole: un segnale indiretto che le famiglie sono a ranghi ridotti, con pochi figli giovani. Ha detto Schiano: “Nelle case livornesi si sta un pò più stretti”. Oppure c’è meno gente e sono un pò troppo vuote di giovani.
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Il rapporto è disponibile nel sito dell’istituto. Sottolineiamo due elementi, entrambi presentati da Ricci: “Le nostre imprese della provincia – ha detto il vicepresidente camerale – così sono ridotte alla metà in dieci anni, e per di più destrutturate e soggette a una continua e crescente disaffezione dei giovani. La ripresa edilizia che si è verificata in altre parti d’Italia qui non c’è stata. E il tessuto delle imprese superstiti è tale che se anche si presentassero opportunità sarebbe difficile per loro poterle cogliere”.
Altro elemento: nella crisi, l’incidenza nelle aziende dei giovani è drasticamente crollata: dal 13,1% del 2011 al 7,9% del 2017. Gli occupati in senso generale sono diminuiti nel periodo del 22,4% contro la media toscana del 16,9%. Anche considerando che il settore è tra i più colpiti dal lavoro nero – e nella discussione che è seguita se n’è parlato a lungo – la crisi è davvero pesante. La terapia? Robusta defiscalizzazione, robusti tagli alla burocrazia che scoraggia anche i più tenaci e investimenti pubblici sulle opere pubbliche più bisognose, a cominciare da scuole e servizi sociali. Utopia, nei tempi in cui, come ci viene ripetuto da tutti i livelli pubblici, “bambole, non c’è una lira?”.
A.F.
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