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Dall’economia lineare a quella delle tre R

Corrado Neri

LIVORNO – Storie belle – e ce ne sarebbero state anche tante altre – storie di industria e di visione che insegneranno a “fare di più e meglio, con meno”! È stato questo l’incipit dell’intervento del dottor Corrado Neri, portavoce della holding di famiglia nel recente workshop sull’economia circolare organizzato da Confindustria di cui abbiamo riferito nel numero scorso. Ne riportiamo alcuni significativi passaggi.

Stiamo ormai passando dall’economia lineare – “produci-consuma-smaltisci” – all’economia delle tre ERRE: Ridurre (gli imballi dei prodotti, gli sprechi di materie prime….), Riusare (allungando il ciclo di vita dei beni) e Riciclare (gli scarti non riutilizzabili). Stiamo un po’ tornando ai tempi dei nostri padri o dei nostri nonni che ci ripetevano continuamente «non si butta via niente». Avevano già, senza saperlo, un approccio circolare all’economia che in un Paese come il nostro, con scarsità di materie prime, si può tradurre in un recupero di competitività importante capace di facilitare la creazione di opportunità economiche e di lavoro e modalità di produzione e consumo sempre più innovative.

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Per questo dobbiamo superare il conflitto tradizionale tra economia ed ambiente; la questione ambientale è una questione di sistema ed un’occasione concreta di rilancio per la nostra industria e per l’occupazione. I mercati stanno già muovendosi con questa convinzione: diverse multinazionali hanno già avviato progetti straordinari, ma non c’è bisogno di essere grandi per essere circolari. Sono davvero tante le piccole realtà, anche in Toscana, che stanno aprendo la via all’economia circolare rendendo i loro processi sempre più verdi. In Italia un’impresa su quattro ha investito nell’ultimo quinquennio su tecnologie green, nel manifatturiero una su tre. E sono anche le imprese che esportano di più ed innovano di più. A tal proposito vale la pena ricordare che il 13% dell’occupazione complessiva nazionale è data da green jobs cioè da occupati con competenze “verdi”.

Dall’ultimo rapporto GreenItaly 2018 risulta poi che siamo oltre la media europea per l’uso efficiente delle materie prime e dell’energia, per il riciclo dei rifiuti e nella riduzione della loro produzione. La maggior parte delle imprese che hanno effettuato od effettueranno eco-investimenti si colloca al Nord, Lombardia in testa, ma tra le prime regioni c’è anche la Toscana con oltre 23 mila imprese che meritano di essere sostenute a tutti i livelli.

Evidentemente abbiamo fatto di necessità, virtù: il nostro Paese valorizza quanto più possibile i residui produttivi e di consumo, con evidenti benefici indiretti, tra cui la minor dipendenza dall’estero nell’approvvigionamento di materie prime e minore impatto in termini di emissioni.

La Regione Toscana ha inserito recentemente nel suo Statuto un richiamo importante all’economia circolare come criterio ispiratore dell’azione di governo; sono stati avviati tavoli di lavoro settoriali sul tema che ci auguriamo possano dare, in “tempi industriali”, le risposte che servono alle nostre imprese per programmare gli investimenti necessari. I tavoli si propongono anche di predisporre proposte da portare a livello nazionale per ottenere un quadro normativo più chiaro e certo.

Oggi, purtroppo, districarsi tra le varie definizioni giuridiche è davvero complicato, penso per esempio al “sottoprodotto” o alle “materie prime seconde”. Il primo alleato dello sviluppo di una reale economia circolare è proprio un quadro normativo certo, che non ci penalizzi rispetto agli altri Paesi europei. Ma l’economia circolare ha bisogno anche di reti ed infrastrutture: la Toscana non ha ancora un’adeguata impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti speciali e questo ci allontana dagli obiettivi europei, che ci chiedono di abbandonare progressivamente la discarica, e mette a rischio la competitività delle nostre imprese che sono costrette a portare fuori regione i propri rifiuti sostenendo importanti aggravi di costo.

Ci deve essere coerenza strategica, tra imprese e territorio e tra istituzioni centrali ed istituzioni locali. È un tema che abbiamo già più volte affrontato con la Regione e che oggi è in cima alle preoccupazioni degli imprenditori toscani; colgo l’occasione della presenza dell’Assessore per confermarLe questa nostra richiesta dettata ormai da un impellente stato di necessità non più procrastinabile, ringraziandoLa sin d’ora per il lavoro già svolto ma soprattutto per quello che potrà fare per fornire risposte concrete alle nostre imprese. La Commissione Europea ha adottato un nuovo, ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare per stimolare gli investimenti e creare condizioni di concorrenza paritarie all’interno della comunità europea, ma anche per rafforzare il mercato interno ed assicurare condizioni favorevoli all’innovazione ed al coinvolgimento degli stakeholder.

L’Italia, con il Ministero dell’Ambiente ed il MISE, ha di recente promosso un Documento di inquadramento e di posizionamento strategico proprio rispetto al Modello di economia circolare per il Paese che rappresenta il primo tassello del Piano di Azione Nazionale sull’Economia Circolare, come Confindustria stiamo seguendo attentamente gli sviluppi sempre pronti a fornire il nostro contributo, a svolgere il nostro ruolo.

L’Università lavora da tempo sul tema e ci porterà il suo punto di vista, perché l’economia circolare ha le potenzialità per poter offrire alle Aziende, anche di piccole dimensioni, notevoli opportunità per migliorare il proprio impatto ambientale ma anche la propria capacità competitiva e quindi essere più efficienti.

Corrado Neri

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Pubblicato il
21 Novembre 2018

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