Per Peretola la maledizione della “pistona”
FIRENZE – L’ultimo siluro al famoso e contestato piano della pista lunga di Peretola arriva dal sindacato Cgil. Che come un fiume carsico, ogni tanto sparisce ma poi riappare e dice “niet”, senza mediazioni. Alleandosi in questo modo con la cintura dei piccoli comuni intorno alla capitale toscana che contro la pista lunga ce l’hanno a morte e l’hanno giurata fin dall’inizio.
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Sono anni che se ne parla e non si cava un ragno dal buco. Vero è che qualcuno ha ricordato come l’aeroporto di Berlino – capitale della teutonica efficienza – da otto anni è ancora ai lavori e non si riesce a vederne la fine. Ma non ci consola lo stesso. Si può anche capire l’insistenza del gruppo internazionale proprietario degli scali di Firenze e di Pisa per volere la pista lunga: Firenze è un boccone pregiato, specie per il turismo Usa. Ma sul piano della logica imprenditoriale, molti sostengono che Firenze dovrebbe rimanere una aeroporto “cammeo”, viste le limitazioni geografiche e territoriali, mentre andrebbe ancora potenziato il Galilei di Pisa, che ha spazi, meteo e vie di fuga a favore. Con una opportuna rete ferroviaria veloce – quasi una metro di superficie – il Galilei potrebbe essere raggiunto dall’area fiorentina in poco più di 40 minuti, meno di quello che ci vuole tra il Charles De Gaulle e Parigi o tra Heathrow o Gatwich e Londra city. Fare una pista lunga con tutto l’impatto sul territorio urbano così delicato come quello di Firenze o realizzare una vera rete veloce e dedicata sul Galilei verso l’interno: un’alternativa che non lascia dubbi ai cultori del razionale. Ma c’è un “ma”: la pistona sarebbe pagata dal privato, i collegamenti dal pubblico. E qui casca l’asino. A meno che non si trovi un accordo anche su questo punto. Un People Mover esteso, a servizio esclusivo, sarebbe davvero impossibile?
Antonio Fulvi
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