La “manovra” e il siluro al Terzo Valico
LIVORNO – Ci sia consentito di scrivere qualche veloce considerazione sulla “manovra” finanziaria annunciata dal governo. Due premesse: ne leggeremo delle belle, dal volgo e dall’inclita, per cui ci sta anche il nostro non professionale pensiero. Seconda premessa: ho scritto che “ci” sia consentito ma mi correggo: scrivo su mia personale valutazione e quindi non coinvolgo nessun altro. Dunque, mi correggo ancora meglio: “mi” sia consentito.
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Nel merito, mi occupo di quello che appare chiaramente un insieme di decisioni – o una decisione di non decidere, secondo altri – su alcune grandi opere da anni a bagnomaria. La scelta: “priorità a una piccola rete di opere diffuse per riparare o sostituire le opere esistenti come ponti e gallerie”. Decisione di per se legittima, anzi doverosa: chi viaggia non solo in autostrada – e la logistica in questo paese di orografia travagliata ne sa qualcosa – conosce bene i mille rischi di strade nazionali, provinciali e locali. Ma c’è già chi strilla perché – faccio l’esempio sulla base degli strilli più sentiti – a Genova si rinvia la scelta relativa al Terzo Valico: e su questo, mi sento di pensarla come il governo. Direte: non conti un fico secco, tienti la tua idea per te. Invece non ma la tengo: anche perché prima della tragedia del ponte Morandi, buona parte del cluster logistico nazionale – a partire dalla Confetra dell’amico Marcucci – riteneva che un’opera come il Terzo Valico sarebbe stata lunga, costosa e sostanzialmente inutile, potendo sviluppare la TEN-T da Bologna a Firenze e qui verso il Tirreno a Livorno e poi lungo la sospirata (e questa sì, urgente) autostrada Cecina-Civitavecchia, a raccordarsi con quella che arriva fino a Reggio Calabria. Gli amici genovesi strillano allo scippo, e li capisco. Ma sul piano degli interessi nazionali e della trasportistica, il Terzo Valico è sempre stato discusso, rinviato, contestato. Anche quella di oggi è una “non scelta”: ma almeno consente di concentrare le poche risorse su altri interventi, per Genova e per il paese, che sono francamente più utili e urgenti.
E adesso, se vi pare, i miei quattro lettori possono liberamente crocifiggermi. Sicuri che le loro critiche saranno ospitate su queste colonne.
Antonio Fulvi
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