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Belt & Road e Italia il punto a Chengdu

La via terrestre cinese tra il Pireo e Budapest (fonte english.people.cm).

PECHINO – Con moto uniformemente accelerato, come si dice in fisica: o meglio, con forti accelerazioni progressive, la Cina manda avanti il suo programma per la nuova “Belt and Road Initiative”, meglio conosciuta ormai come via della seta n.2. C’è un appuntamento in corso a Chengdu City, che si conclude lunedì 24 dal significativo titolo “Western China international fair” (Wcif). Altrettanto significativo che a questa diciassettesima edizione partecipa una collettiva italiana coordinata dal consolato italiano locale con l’Ice, le Camere di Commercio e alcune Autorità di sistema italiane dell’Adriatico, con Venezia in testa.

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La partecipazione al Wcif è un episodio nell’ambito di un colossale progetto cinese che nella pianificazione logistica italiana appare e scompare in modo carsico. Eppure proprio di questi tempi – vedi anche le recenti dichiarazioni del presidente di Confetra Nereo Marcucci sull’Avvisatore Marittimo di Genova – l’Italia si sta giocando molto. È noto che secondo le stime di SRM, il centro studi che fa capo a Intesa San Paolo, la BRI (Belt Road Initiative) attiverà nel Mediterraneo e nel Nord Europa poco meno di 10 miliardi di dollari in infrastrutture. Negli ultimi due anni la Cina ha investito in otto porti – Haifa, Ashdod, Ambarli, Pireo, Rotterdam, Vado Ligure, Bilbao e Valencia – quasi 4 miliardi di dollari ed altro sta facendo. Alcuni progetti in corso sono grandiosi: a Tangeri nasce un parco industriale che ospiterà duecento multinazionali con un investimento in dieci anni di 10 milioni di dollari; a Bilbao e Valencia Cosco ha acquisito il 51% dei due più grandi terminal containers; a Cherchell in Algeria (60 km da Algeri) nasce un centro di trashipment da 3,3 miliardi di dollari con 23 moli e potenziale fino a 25 milioni di tonnellate di merci all’anno.

Potremmo andare avanti per pagine. Ma focalizzandoci sull’Italia, la rotta marittima dell’intero programma BRI interessa ad oggi Vado Ligure per la costa occidentale: e vede crescenti interessi in Adriatico su Venezia, Trieste e forse Ravenna (il primo ministro cinese Li Kequiang confermò l’anno scorso a Gentiloni l’interesse profondo sia per Vado Ligure che per Trieste.

Proprio Trieste sembra essere uno degli sbocchi più studiati dalla cinese Cosco per integrare il grande progetto cinese dal Pireo verso il centro-Europa. Il collegamento Pireo-Budapest è in avanzata fase di realizzazione, ma i cinesi si sono resi conto che da Trieste è più veloce e più economico arrivare al centro Europa, grazie anche a opere già esistenti o in fase esecutiva. Anche di recente Zeno D’Agostino, presidente dell’AdSP triestina, dichiarava che è sbagliato dar spazio a certi atteggiamenti italiani di chiusura  verso la BRI (“Il sole-24 Ore del luglio 2017). Sembra però che l’Italia si stia consumando in scontri politici e beghe tra i partiti della stessa maggioranza più che lavorare concretamente sulle grandi strategie. Sperando che almeno l’appuntamento a Chengdu City serva da campanello di sveglia.

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Pubblicato il
22 Settembre 2018
Ultima modifica
27 Settembre 2018 - ora: 16:15

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