Tempo per la lettura: 5 minuti

La “Dignità” e le realtà nella nautica

Matteo Italo Ratti

Da Matteo Italo Ratti, presidente della sezione Cantieristica & Nautica di Confindustria Livorno-Massa Carrara riceviamo:

LIVORNO – La regione Toscana, che vanta 397 km di costa, ha localizzate ben 58 infrastrutture dedicate al traffico marittimo e alla nautica da diporto, che comprendono 10 marine di rinomata eccellenza, porti, approdi, porti canale, punti di ormeggio, campi boe. Unitamente alle due Autorità di Sistema portuale, è stata creata, tra le prime in Italia, una ‘Port Authority’ di competenza regionale. In tema di Nautica da Diporto la Toscana vanta 22.000 ormeggi, a fronte di un totale di 83.200 posti barca attrezzati in tutta Italia.

[hidepost]

Se analizziamo anche la produzione nautica, la Toscana è il più importante cluster industriale della nautica mondiale, con 14 grandi cantieri, titolari di brand leader mondiali, ma anche circa 4.000 imprese nautiche il 70% delle quali legate alla produzioni di maxi yachts. Imprese che garantiscono 18.000 posti di lavoro diretti e 2 miliardi di euro di fatturato, pari al 30% del complessivo nazionale.

A fronte di tali dati possiamo sicuramente affermare che la Toscana conferma il proprio ruolo guida nelle decisioni strategiche che influenzeranno lo sviluppo di questo importante settore. A maggior ragione se si considera che in Toscana è presente il più importante Distretto della nautica e portualità del Paese. Distretto che annovera un aggregato di oltre 300 imprese e vanta accordi con oltre 50 laboratori di sviluppo tecnologico e con le principali Università del territorio. Da sempre le aziende del Distretto Toscano mostrano una marcata sensibilità ai temi della sostenibilità, alla digitalizzazione, allo sviluppo di nuovi materiali e propulsioni che tra indotto diretto e indiretto, garantiscono un posto di lavoro stabile a oltre 18.000 lavoratori. Inoltre queste aziende generano un considerevole indotto nella filiera della produzione e nel settore del turismo.

Ma cosa sta cambiando in questo importante settore, e non solo in Toscana, dopo l’11 agosto 2018, quando è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 9 Agosto 2018 n. 96, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2018 n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”?

La legge “avrebbe  l’intenzione” di  disciplinare i contratti di lavoro a  tempo determinato, intervenendo sulle tutele in caso di licenziamento illegittimo, determinando anche esoneri contributivi per favorire l’occupazione giovanile. Il condizionale è d’obbligo, poiché sta emergendo tra gli operatori del settore l’opinione che questa nuova formulazione della norma, più restrittiva, non solo non otterrà i risultati auspicati, ma causerà una brusca inversione dell’attuale trend positivo così faticosamente raggiunto negli anni.

Il settore della nautica, soprattutto la produzione “Made in Italy”, è caratterizzato da un’offerta molto diversificata, dove i cantieri di produzione si caratterizzano con una grande personalizzazione del prodotto. La possibilità di offrire un’imbarcazione personalizzata rende necessaria la flessibilità della filiera di produzione, e quindi di specializzazione del lavoro, secondo le necessità della domanda. Dopo una crisi congiunturale, durata circa dieci anni, il settore sta registrando una timida ripresa e le imprese stanno assumendo dopo un lungo periodo di licenziamenti e chiusure di produzione. Forzare la mano in settori non industrializzati su larga scala, ma viceversa caratterizzati da numerose PMI, anche artigianali, potrebbe generare un ricambio più elevato e sistematico delle risorse umane, riducendo la specializzazione e allo stesso tempo incentivando le terziarizzazioni e delocalizzazioni, anziché l’incremento dei lavoratori dipendenti delle aziende stesse.

Se per la produzione nautica la misura del provvedimento sarà da valutare nel corso del prossimo anno, per le aziende collegate al turismo nautico l’impatto negativo di questa nuova disposizione, si registrerà già da fine settembre. Le strutture portuali, i broker, le società di charter, i servizi nautici, vivono di una stagionalità che inizia a fine aprile, con l’avvio della stagione balneare, e cessa con la fine di settembre. Un’infrastruttura portuale d’interesse nazionale, ossia atta a ospitare tra i 600 e i 1000 posti barca, ha mediamente un organico tra i 15/20 dipendenti che prestano la loro attività per tutto l’anno, in cui le ferie e i permessi sono limitati al periodo invernale. Durante il periodo estivo, ma anche in quello invernale, per le coperture delle ferie maturate durante l’estate, è necessario incrementare le risorse umane per garantire i servizi necessari a un elevato livello di eccellenza. Per fare un esempio: per garantire una sorveglianza estesa alle 24 ore, servono turnazioni di 5 persone. Per garantire l’ormeggio notturno, le norme di sicurezza dei posti di lavoro prevedono che debbano esserci sempre due operatori. Possiamo estendere gli esempi anche alle tante attività di servizio quali la subacquea, il personale di servizio per lo sbarco e imbarco del settore del charter nautico, dove il lavoro è concentrato h24 nei fine settimana.

La nuova normativa contempla che il contratto di lavoro a tempo determinato, sia utilizzabile solo in presenza di specifiche esigenze: “esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze di sostituzione di altri lavoratori”; ed “esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria” stride con l’esigenza di risorse specializzate, con contratti legati alla stagionalità del settore e relativi ad una attività ordinaria e non straordinaria.

Nella fattispecie, in caso di primo contratto a tempo determinato, avente durata inferiore a dodici mesi, non sarà obbligatoria alcuna causale di recesso dal contratto, ma l’indicazione della stessa sarà necessaria se il contratto di lavoro sarà superiore a dodici mesi. Il contratto non potrà essere prorogato più di quattro volte e comunque nei ventiquattro mesi. In caso di violazione, il rapporto di lavoro si trasformerà in contratto a tempo indeterminato.

In pratica,  l’assunzione di un dipendente a  tempo  determinato, è resa  possibile solo per incrementi temporanei dell’organico, non programmabili e non più attinenti alla gestione ordinaria. Si tratta di un grave limite per un settore che opera secondo una stagionalità ben definita.

Inoltre la norma è ancor più limitante, poiché i contratti a tempo determinato possono essere stipulati nel limite massimo del 20% del numero dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, in forza al 1° gennaio dell’anno di assunzione.

L’effetto dell’applicazione delle due disposizioni previste dal decreto, ora Legge n°68 del 9 Agosto ’18, si tramuterà probabilmente nel mancato rinnovo di buona parte dei contratti a termine in essere, perché l’eventuale rinnovo, di fatto, provocherebbe una violazione della norma con la trasformazione del contratto a tempo indeterminato.

La possibile risposta dell’impresa, messa davanti alla difficoltosa decisione di ridurre il servizio per impossibilità economica di trasformare tutto l’organico a tempo indeterminato, sarà quella di investire su programmi di formazione veloce, per attivare contratti stagionali meno remunerativi per il lavoratore o ancor peggio, sviluppare un nuovo lavoro ”precario” in cui il lavoratore è assunto per brevi periodi al fine di svolgere le attività meno specialistiche, azzerando gli investimenti nella professionalizzazione delle proprie risorse umane ed esternalizzando alcune attività a società interinali.

L’impatto non interesserà solamente quella fascia di lavoro “precario”, ma interesserà anche tutti i lavoratori a tempo indeterminato. Gli uffici delle risorse umane delle varie aziende, o in questo caso, delle direzioni portuali, si troveranno nella situazione in cui per riuscire a garantire i servizi portuali, prescritti nelle concessioni demaniali, si avvarranno non più di una squadra di trenta persone (quindici a tempo indeterminato e quindici con altre forme contrattuali), a un massimo di quindici persone o poco più. Il risultato sarà che la nuova squadra di lavoro dovrà essere completamente adeguata a tutte le attività necessarie e avere le qualifiche per svolgere il lavoro per più ruoli. Di conseguenza si genererà un ulteriore impatto anche su questa fascia di lavoratori, i quali per competenza, età, professionalità potrebbero essere chiamati ad una risoluzione contrattuale per dar spazio a nuove assunzioni con professionalità più specifiche.

Il settore ritiene che sia importante affrontare da subito una riforma di un nuovo contratto collettivo che sia specifico per il settore della nautica dove l’Italia è al primo posto nel mondo.

Matteo Italo Ratti

[/hidepost]

Pubblicato il
12 Settembre 2018

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora