Tombare, tombare, tombare!
LIVORNO – La sfera di cristallo non ce l’abbiamo, e comunque non sapremmo leggerla. Ma certo è che il mondo dei contenitori, anche nella dimensione tutta casalinga del porto labronico, qualche incognita ce la fa immaginare. E qualche principio generale sembra ribadire i vecchi assurti secondo cui (ricordate vent’anni fa il Mantra di Gianluigi Aponte?) “le navi hanno l’elica”. Tradotto: non sono i porti a costringere i traffici ma sono le navi a scegliere dove andare sulla base dei servizi e dell’efficienza dei porti.
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Servizi ed efficienza. Il boom registrato dal terminal Lorenzini è indubbiamente legato alla scelta fatta da Aponte con Msc che farne il proprio terminal. Una scelta che qualcuno aveva definito un azzardo, ma che si sta rivelando felice pur nelle ristrettezze di spazi e nel non ancora risolto allargamento a 120 metri dell’imbuto del Marzocco. Quando il microtunnel sarà finalmente completato e i tubi dell’Eni vi sprofonderanno, sarà fatto un altro fondamentale passo avanti per l’accessibilità all’intera Darsena Toscana delle grandi navi oltre i 10/12 mila teu, considerati non solo il pescaggio ma anche la larghezza e il raggio di evoluzione. Non rimane, in attesa della Darsena Europa, che “tombare” quel maledetto tratto di canale dei navicelli-scolmatore dell’Arno che sbocca proprio nell’attuale porto dei containers per dare a Livorno il respiro sufficiente ad aspettare gli eventi. Ormai l’hanno capito anche le pietre, le strade, i palazzi. Persino Palazzo Rosciano ne conviene.
Antonio Fulvi
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