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Porto 2000: gli interrogativi a gara confermata

LIVORNO – Dunque, habemus Papam. Sciolte le riserve, dopo una lunga, lunghissima serie di verifiche e anche di perplessità legate all’agenzia nazionale di Cantone – almeno secondo quello che si diceva in banchina – l’associazione temporanea d’impresa (ATI) costituita da Sinergest, Moby, Ltm e Marinvest (Msc) ha avuto confermata definitivamente la gara con cui si è aggiudicata il 66% delle quote di Porto 2000, la società che gestisce i servizi di accoglienza ai crocieristi.

L’aggiudicazione era rimasta provvisoria per oltre un anno – esattamente dall’aprile 2017 – in attesa “delle necessarie verifiche delle certificazioni di rito prima dell’aggiudicazione definitiva”. Come noto L’ATI guidata da Sinergest ha offerto per l’acquisto delle quote della Porto 2000 un controvalore di quasi 11 milioni di euro (10,7 milioni) battendo largamente gli altri concorrenti. Si è altresì impegnata con un piano di investimenti per la realizzazione di infrastrutture legate ai passeggeri per un totale di 90 milioni di euro. “La Porto 2000 – conclude la nota dell’AdSP – diventa ora un soggetto con prevalenza di capitale privato, anche se rimane partecipata per la parte pubblica dall’Autorità di Sistema Portuale e dalla Camera di Commercio, che mantengono rispettivamente ognuno il 17% delle quote”.

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Fin qui l’attesa e definitiva ufficializzazione della gara. Sorvolando sull’anno e mezzo di attesa – che non rappresenta un’eccezione in questo nostro paese squassato da poteri incrociati spesso più impegnati a rallentare che a incentivare le realizzazioni: e la cosa certo non aiuta l’economia – ci si può chiedere adesso che cosa succederà. Si aprono i termini per eventuali ricorsi? E se sì, bisognerà aspettare anche che decadano prima di entrare nel concreto? L’ATI vincitrice ha aspettato un anno e mezzo in (paziente?) silenzio: non sono cambiati, si spera, i suoi programmi, che sono – come detto – grandiosi. Si potrà adesso conoscere qualcosa di più dei grandi riassetti prospettati dall’ATI. Ultimo quesito: il versamento dei 10,7 milioni dell’ATI all’AdSP saranno ancora destinati all’aumento di capitale dell’AdSP nell’interporto Vespucci? La Camera di Commercio, per esempio, si terrà la sua parte del “valente”? Come si vede, siamo solo all’inizio. Sperando che l’AdSP ci aiuti a capire.

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Non è finita: anche per il fortissimo ritardo rispetto ai tempi di aggiudicazione per le gravi osservazioni pervenute all’AdSP dagli enti centrali di controllo, c’è chi riterrebbe opportuno adesso chiedere subito un confronto con i vertici di palazzo Rosciano; per comprendere e chiarire meglio – si dice – le effettive ragioni dell’assegnazione. La quale, tra l’altro, sembra legata anche alla proroga della concessione, che scadendo nel 2019 deve essere allungata – su richiesta dell’ATI stessa – ad altri 30 anni.

Si avanzano infine perplessità sull’ aggiudicazione stessa di “una azienda strategica, la Porto 2000, ad un soggetto assistito dal sistema (privatizzazioni di Toremar e Tirrenia) che ha incluso nella propria offerta condizioni apparentemente insostenibili e irrealizzabili. E la promessa di 97 milioni di investimenti sull’Alto Fondale – si chiedono alcuni operatori del settore crociere- per fare cosa? “Forse una metropolitana fino a piazza Grande?”

Il dibattito dunque è aperto e si preannuncia non indolore. Probabilmente avrà riflessi anche nell’annunciato workshop di domani mattina in Fortezza Vecchia su Livorno “porta della Toscana per le crociere”. Salvo non si voglia andar dritti senza contraddittori né aperture a chi sul porto lavora e vorrebbe assicurazioni maggiori.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Luglio 2018

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