Portuali: accelerare sulle “aree funzionali”
LIVORNO – Il porto è in fase positiva di traffici: crescono le principali tipologie, c’è interesse anche dei grandi player per le prossime iniziative, la Darsena Europa piano piano esce dalle nebbie. Ma se sul piano delle istituzioni e degli stessi imprenditori l’ottimismo è d’obbligo, come vedono le cose i portuali? Ne abbiamo intervistato uno, Yari De Filicaia, che è anche consigliere comunale e da anni si batte sia sul piano professionale che su quello politico per il porto.
De Filicaia, è d’accordo sul momento positivo di Livorno?
“Lo dicono le cifre e anche nelle previsioni i prossimi quattro o cinque anni dovrebbero confermare questo trend, con una Darsena Europa del futuro che è altrettanto importante. Però c’è il rovescio della medaglia: mancano spazi per i traffici più redditizi e l’ottimizzazione di quelli che ci sono è da venire”.
[hidepost]
Ci sono soluzioni possibili, che non sconfinino nell’utopia?
“Sono insite in due prospettive: quella di fare dell’interporto di Guasticce un vero retroporto, delocalizzandovi tutti quegli insediamenti che oggi condizionano gli spazi portuali senza averne l’assoluta necessità: ed attivando finalmente un piano regolatore che razionalizzi il porto in aree funzionali, come da tempo si va dicendo. Se riusciremo a spingere le imprese ad aggregarsi, invece che farsi la guerra sui metri quadrati, non solo si recupereranno aree preziose ma si creeranno players più forti, più strutturati e quindi più concorrenziali. Il che si potrà tradurre, e la cosa è per me fondamentale, anche in nuovi posti di lavoro”.
Lei suggerisce di delocalizzare, dove possibile, anche all’interporto: poi però si assiste alla vendita di aree come Paduletta, impegnate già al totale, che non sembra possano aprire a breve nuovi traffici…
“Francamente quell’operazione della Spil non l’ho capita: e l’ho detto anche al sindaco in consiglio comunale. Non mi risulta che i nuovi proprietari abbiano un piano industriale, non mi risulta che possano metter mano alle aree fino al 2028, perché solo allora scadrà il contratto di affitto con la Cilp. L’operazione può giustificarsi, da parte del Comune, solo come tentativo di non far fallire la Spil recuperando risorse. Ma ha anche altre contropartite negative”.
Per esempio?
“Per esempio, il ruolo nettamente diminuito del Comune in campo portuale, avendo perso la proprietà di un’area strategica. Eppure il sindaco ha fatto fuoco e fiamme per entrare nel comitato di gestione dell’Autorità portuale…”
Dove invece oggi le istituzioni sono rappresentate dall’avvocato Batini e dall’ingegner Campana.
“Due professionisti che stimo e sui quali non credo ci sia niente da obiettare. Sono certo che possano dare un importante contributo al dibattito”.
Un dibattito che a palazzo Rosciano comporta spesso rinvii su temi che, per molti operatori, dovrebbero essere urgenti…
“Non intendo difendere alcuno, ma non dobbiamo dimenticare che l’assurdo sistema burocratico del nostro paese, con il costante pericolo dei ricorsi ai Tar, porta a procedure complicate, spesso estenuanti. Premesso che il sistema andrebbe totalmente rivisto, mi rendo conto che la sfida è impegnativa e che alcuni problemi possano sembrare ingessati. Ma sono del parere che i giudizi vadano dati a fine percorso: e che oggi sia necessario sostenere l’Autorità di sistema perché possa prendere decisioni condivise. Aggiungo che anche la città dovrebbe avere più coscienza e conoscenza del suo porto”.
Invece a volte si critica a priori?
“Seguo il dibattito sulla nuova pianta organica proposta da Corsini e Provinciali. C’è chi grida allo scandalo per una cinquantina di proposte assunzioni: eppure sappiamo bene che ci sono settori assolutamente sguarniti, come quello dei controlli sicurezza, l’ufficio progettazione tecnica, ed altri. Se i nuovi posti di lavoro fanno parte di una serie di obiettivi chiari e condivisibili, è giusto che vengano. L’importante che più che alla quantità si guardi alla qualità”.
Ultimo punto: il lavoro portuale, che denuncia sofferenze e squilibri.
“Dovremmo parlarne a lungo, in particolare per l’articolazione a Livorno che ha assoluta necessità di razionalizzare ed accorpare. Non si può accettare che lo stesso lavoro sia pagato in modo diverso a seconda di quale articolo, il 16 o il 17, siano i lavoratori. Si rischia così di far soffrire tutti”.
A.F.
[/hidepost]