Qualche ricordo
LIVORNO – Ci siamo guardati in faccia a bordo di “Opera”, Franco Ronzi ed io: consapevoli della giornata storica non solo per MSC, ma anche per la Gazzetta Marittima e per chi scrive. Perché mezzo secolo fa nasceva proprio a Livorno l’avventura di Gianluigi Aponte, da semplice comandante di nave ad armatore; e quasi in contemporanea nasceva anche questo giornale, che sarei stato chiamato a dirigere dopo poco più d’un anno.
Con Ronzi ci siamo visti poco in questi cinquant’anni, anche perché c’è stato un periodo di buio conflittuale su Livorno – lo scontro ormai storico tra Gianluigi Aponte e Italo Piccini – ma io l’ho seguito – e raccontato – nei suoi crescenti impegni nella compagnia. E lui, che ha spirito caustico sempre temperato dal sorriso – non mi ha mai fatto sconti. Ci siamo guardati, ripeto, confrontando i nostri capelli ormai diventati bianchi. Qualcosa in comune ora l’abbiamo.
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Bene così: MSC crociere torna in forze a Livorno e Ronzi è un amico di Livorno. E anche se non è stato detto durante la “Maiden Call” dell’altro giorno, MSC a Livorno c’è già radicata più che in forze, socia importante di Enio Lorenzini per i container, candidata (si dice) alla Darsena Europa del futuro (speriamo prossimo) e infine vincitrice della gara per il nuovo grande complesso delle crociere che dovrà sorgere (speriamo presto) tra l’Alto Fondale e la calata Orlando. Tante articolazioni per quello che è diventato un colosso mondiale: ma che sentiamo anche un pò nostro, livornese.
Sarò forse un sentimentale – chi mi frequenta dirà: orrore! – ma non posso infatti dimenticare che Gianluigi Aponte ha cominciato da Livorno proprio appoggiandosi a un personaggio che per lui e per noi della Gazzetta Marittima è stato un grande amico, Aldo Spadoni. E mi ha fatto piacere vedere l’altro giorno a bordo di “Opera” la signora Maria Pia e Luca Spadoni, che ancora oggi tengono alta la bandiera dell’agenzia in memoria della grande opera dello scomparso. M’è venuto spontaneo paragonare la’”MSC Opera” con l’opera del sor Aldo. Anche oggi che non c’è più, Livorno continua a dovergli tanto.
Antonio Fulvi
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