Le agenzie alla prova del futuro
GENOVA – Ci sono, nella normale dialettica dei mestieri e dell’economia, passaggi epocali che hanno bisogno di approfondimenti approfonditi: e scusate il bisticcio. Mi riferisco a quanto detto di recente da Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, sia a Porto Cervo sia in successivi interventi. Ovvero: il ruolo dell’agente marittimo non è mai stato a rischio come oggi, sia per la concentrazione dei grandi players, sia per il massacro generato da tariffe che spesso non coprono più nemmeno i costi.
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Duci non ha usato perifrasi. Ha parlato di rischi reali di monopolio, ricordando la concentrazione in atto delle tre alleanze armatoriali, che in buona parte hanno aperto uffici agenziali diretti e non utilizzano più gli agenti “storici”. Qualcuno gli ha risposto, a mezza bocca, che così va il mercato, e non solo sul mare. Ma c’è visione e visione dei processi economici: e con l’ufficio armatoriale, secondo Duci, si perde quel ruolo dell’agente marittimo che era – e dovrebbe ancora essere – di mediatore e di garanzia equidistante tra chi spedisce e chi trasporta. Il problema è ulteriormente complicato dalla mancanza di una tariffa minima capace di garantire la sopravvivenza all’agenzia: Duci ha citato più d’una volta le garanzie ottenute dalla corporazione dei piloti portuali, che hanno saputo crearsi uno scudo con il supporto dello Stato. Gli hanno risposto che in passato ci sono stati agenti marittimi che si sono arricchiti con una semplice scrivania e una segretaria, a livelli quasi parassitari: un’accusa ingiusta, anche se qualche caso è davvero esistito. Bisogna dunque guardare ad oggi e possibilmente lavorare per domani: non cercando scontri (in ogni caso peggiorativi) tra agenti e armatori, ma dando a questi ultimi servizi migliori di quelli che un loro semplice ufficio sul territorio può garantire. I margini ci sono: e nella rivoluzione permanente del mondo della logistica – dicono gli esperti – si può ancora lavorare insieme con reciproco vantaggio. Auguri.
Antonio Fulvi
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