Se ai robot verrà richiesta un’etica…
SEATTLE – È appena finito, con uno strascico di commenti che vanno ben oltre la cronaca, il BUILD, ovvero il convegno di sviluppatori dell’intelligenza artificiale che proprio a Seattle, la grande città americana di Microsoft, fa il punto sul “machine learning”. Capisco che per molti di noi questa è materia ostica: il “machine learning” nell’ormai imperante anglicismo è quella branca della tecnologia che – connessa a quanto pare a una nuova visione dell’etica – deve insegnare alle macchine come apprendere in maniera autonoma.
[hidepost]
Mi direte: che c’entra con la logistica, con la portualità, con lo shipping? E io ve lo dico subito, così come l’hanno detto a me: siamo già dentro un futuro in cui le macchine, non necessariamente umanoidi come la divertente (ma mica tanto…!) immagine in prima pagina, stanno imparando a imparare. Sempre Microsoft: l’intelligenza artificiale che sta sviluppando la società permette già a un’azienda di organizzare meglio i propri numeri su un foglio Excel con risparmio di tempo e di interventi “umani”: o di organizzare meglio i costi dei customer care facendo rispondere agli utenti da “risponditori” non umani. Domani andremo oltre: tante connessioni legate alla logistica, che è anche il trasferimento di dati oltre che di merci, saranno necessariamente affidate ai robot.
Della serie: l’intelligenza artificiale serve e servirà sempre di più alle aziende, come scrive anche Il Sole-24 Ore in un recente servizio dedicato sul supplemento “Nova” con una chiusura che un pò inquieta: anche gli algoritmi hanno un’etica. Tutto sta a conciliarla, direbbe il filosofo, all’etica umana. E a non rimanere indietro con i tempi.
(A.F.)
[/hidepost]