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Darsena Europa e quei tempi da paese normale

LIVORNO – Riappropriarsi di un ruolo importante nel Mediterraneo: l’hanno ribadito al Med Ports 2018 ciascuno nel proprio ruolo il presidente di Assoporti Zeno D’agostino e il presidente dell’Autorità di sistema del Tirreno settentrionale Stefano Corsini. Poi però le strategie sono scese nei dettagli che hanno visto Assoporti proiettata a cercarsi un ruolo nei confronti del prossimo governo – commissioni, raccolta di dati statistici, proposte, qualche speranza – e il “sistema” di Livorno e Piombino proiettato invece a far capire che la sperata Darsena Europa potrà essere utile non solo ai traffici livornesi, ma a un più allargato “sistema” logistico (in una slide proiettata più volte lo si è visto allargato fino alla Sardegna) dell’Italia centrale.

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Domanda: ma davvero la Darsena Europa è stata recepita come strategica in ambito Med Ports? La “due giorni” di dibattiti, molto tecnici e finanziari, hanno tenuto il tema livornese piuttosto ai margini. E anche il seminario all’Acquario, organizzato in modo originale e molto ben riuscito all’ultimo tuffo, alla fine si è svolto con una partecipazione quasi esclusivamente di livornesi. Preoccupante? Si e no. Forse si perché ci si sarebbe attesa una maggiore partecipazione dei grandi gruppi terminalisti, quelli ai quali si rivolge l’invito a “fare” la Darsena. Forse no, perché alla fine Med Ports è una manifestazione fieristica, sia pure nobilitata da grandi dibattiti.

Quello che invece potrebbe preoccupare, è quanto emerso dal seminario all’Acquario su procedure e tempi di concreta realizzazione della Darsena Europa. Stefano Corsini è stato molto corretto: e parlando più da ingegnere specialista che non da presidente dell’AdSP, ha illustrato i tanti, tantissimi e complicati passaggi ancora da svolgere prima di arrivare anche solo alla gara. Chiarito che la prima famosa gara per la Piattaforma Europa era sbagliata ed è stata annullata, siamo adesso – dopo il ridimensionamento del progetto di prima fase – soltanto all’antipasto, a predisporre una gara che dovrà offrire agli interessati la progettazione delle opere foranee. Nel frattempo va a gara anche la “caratterizzazione” dei fondali, che richiederà almeno un anno. Solo dopo questi due passaggi, avendo chiari questi due quadri “sine qua non”, si potrà procedere ad aprire formalmente la gara con il metodo del project-financing per la Darsena, ovvero il porto containers ribaltato verso il mare e forse – specifichiamo il forse, legato alle ultime esternazioni di Corsini – per la nuova darsena petroli, fino a ieri prevista in una delle fasi più lontane del piano regolatore portuale. In un paese normale, un tempo di un paio d’anni potrebbe essere quello giusto. Ma siamo un paese normale?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
25 Aprile 2018

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