Alla ricerca del paese normale
LIVORNO – Ma davvero vogliamo far finta di nulla? Davvero, di fronte alla sceneggiata dei partiti sugli accordi – e i disaccordi – che rallentano la nascita di un governo, dobbiamo turarci il naso e pensare ai fatti nostri? E non sono fatti nostri i temi dell’economia, quella nazionale e quella che entra quotidianamente nelle nostre case, con le tasse, le bollette, le inefficienze, la burocrazia…ovvero tutto ciò che tutti i partiti, nessuno escluso, ci avevano promesso di voler aggredire tambur battente? Per le Camere bisogna riconoscere che hanno fatto (relativamente) presto. Ma sulla sostanza dei veri problemi?
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L’abbiamo già scritto pochi giorni fa, a corredo della dura lettera dello spedizioniere spezzino Laghezza: anche sui porti, anche sulla logistica, la tanto sospirata riforma è a metà del guado. E quella metà che è nata lascia molto a desiderare. Si può discutere se la proposta – non nuova, ma reiterata a cicli carsici – di fare delle AdSP delle simil-Spa sia valida o meno: ma che la riforma della riforma debba completare l’iter e su alcuni punti vada ulteriormente riformata non si discute. E certo non aiutano i ludi cartacei con cui i partiti giocano a scacchi a conferma che non siamo e non riusciamo ad essere un paese normale. Adesso c’è da aspettare il nuovo ministro delle infrastrutture e trasporti del nuovo governo: anche per capire cosa cambierà, se qualcosa cambierà. E in particolare con quali tempi. Aspettando Godot?
Antonio Fulvi
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