Federico Prestileo: bene Win/Win ma con realismo
MILANO – Federico Prestileo è presidente della Effepierre Multiservi, società che si è specializzata negli anni in settori di nicchia quali quelli delle polveri (tratta il 10% del totale del pvc trasformato in Italia) dei liquidi e delle merci pericolose a temperatura controllata. Merci difficili che tanti trasportatori oggi hanno scelto di non trattare. A Prestileo, relatore nella sessione istituzionale della Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry, oltre che consigliere del Propeller Club Milano, abbiamo chiesto un commento – quale operatore sul campo – sulle dichiarazioni della sponda della committenza, come emerse dal convegno.
[hidepost]
Presidente Prestileo, abbiamo ascoltato le varie dichiarazioni di rappresentanti delle istituzioni, delle imprese industriali e delle loro associazioni. A posteriori, quali aspetti condivide e quali ritiene che siano poco percorribili?
Ci vuole coraggio imprenditoriale, come ha anche detto il sindaco di Genova, ma a volte lo stesso mondo dell’industria non agevola il lavoro di noi spedizionieri. Parliamo spesso e volentieri di win/win, di partnership, ma quando poi è il momento di andare al tavolo delle negoziazioni emerge il fattore economico: il tender è sempre lì che incombe alle nostre spalle. Come si può quindi creare fiducia se ogni volta con il tender si abbassano le tariffe di 100/200 euro e l’anno dopo si perde il lavoro? Questa è la domanda che non vogliono sentirsi fare i committenti ma corrisponde alla realtà dei fatti.
Abbiamo anche sentito dire dal presidente di Assogiocattoli che fa parte del modo di negoziare il cercare di ottenere tariffe migliori stando attento a non “spremere” troppo il fornitore. Credo stia anche a noi, spedizionieri e trasportatori, porre un limite e saper dire di no quando necessario. Per quanto riguarda la nostra politica aziendale scegliamo di lavorare solo con chi ci consente di realizzare un giusto margine.
Fra i tantissimi temi trattati nel convegno si è parlato anche di subvezione e dell’opportunità di eliminarla. Cosa ne pensa?
Al contrario di quello che ha detto Federchimica, io sono in disaccordo con l’idea di eliminare la subvezione. In un mondo che assiste per molte ragioni ad una sempre maggiore riduzione dei vettori italiani e dove oggi gli autisti non hanno più le condizioni per lavorare come succedeva 50 anni fa, non resta che trovare alternative. Non chiudiamoci, al contrario: apriamo la mente e andiamo a fare gli audit dove serve; lavorare con uno straniero non vuol necessariamente dire svantaggiare le organizzazioni italiane, soprattutto quando parliamo di trasporti intermodali. E’ vero che partiamo da un Paese con un mezzo di un vettore straniero ma facciamo poi le trazioni finali, cioè l’ultimo miglio – che spesso in realtà sono 100-200 km – con un vettore/trazionista italiano. Queste sono tutte soluzioni che ci aiutano a sorreggere la nostra economia e a non perdere le opportunità. Eliminando la possibilità di subvezione ci scontreremo invece con il problema dei pochi vettori italiani e con il rischio che nei momenti di picco non ci siano mezzi a sufficienza per consentirci di rispondere alle richieste della clientela.
Riguardo alla sua attività: cosa si aspetta dal governo che verrà?
Sono un ottimista per natura e ritengo che la risoluzione dei problemi sia la parte fondamentale – oltre che la più stimolante – della nostra missione aziendale.
Finalmente dopo tanti anni il settore ha un trend positivo ed i miglioramenti iniziano lentamente a vedersi. La nostra azienda comunque, anche negli anni più bui, ha avuto una crescita costante. Questo perché abbiamo sempre operato a 360 gradi, non focalizzandoci solo e soltanto in un settore ma in una macro nicchia di merci difficili, non più ambita dalla generalità degli operatori per la complessità di gestione che comporta ma che, una volta conosciuta nei suoi aspetti più difficili, ci ha assicurato un lavoro continuo.
Fra le priorità nei provvedimenti, oltre ad una necessaria stabilità, ritengo ci sia la regolamentazione delle ore degli autisti uniforme in tutta Europa, evitando così lo sfruttamento di questi lavoratori senza creare distorsioni. Nello stesso tempo però anche la committenza deve prendere coscienza che non può pretendere l’assurdo: non si può chiedere di percorrere migliaia di chilometri in poche ore quando fisicamente e tecnicamente non è possibile. In questi casi il nostro compito è quello di cercare soluzioni diverse per andare incontro ai clienti, come ad esempio realizzare per loro magazzini a distanza ravvicinata, creando così anche le condizioni per un ulteriore aumento dei loro traffici. Questo comporta naturalmente un rapporto di fiducia e di collaborazione con il cliente assolutamente in linea con quanto ha detto la presidente Alsea Betti Schiavoni: il concetto win/win che ha espresso mi piace molto, ma poi un conto è dire ed un altro è far diventare operative queste idee. Non sempre la politica si sposa bene con l’operatività di tutti i giorni.
C.G.
[/hidepost]