Porti e navi del domani già in arrivo: due esempi da Msc e da Shanghai
LIVORNO – Ci sono un paio di notizie, a dare un’occhiata fuori dagli orizzonti del tran-tran quotidiano, che meritano un approfondimento da parte di tutto il mondo della logistica. Mentre in Italia ci si interroga – giustamente – sulla politica sempre in ritardo rispetto alla realtà, sia a Ginevra che a Shanghai il futuro è già di casa. E suona preoccupante per molte delle nostre realtà portuali, se non ci spicciamo a rimediare.
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Andiamo per ordine. Uno studio di Banchero Costa che annualmente fa il punto sullo stato dell’arte delle fullcontainers, informa che le unità da 9 mila teu sono ormai pressoché dei feeder, che nel 2018 saranno consegnate nuove unità il 78% delle quali sopra i 9 mila teu; ma specialmente che Msc ha in ordine 11 unità da 22 mila teu alcune delle quali però con la potenzialità di estensione a 24 mila teu. Idem i francesi di Cma-Cgm che si apprestano a superare anche la “Saint Exupery” (l’abbiamo presentata nel numero scorso) da 20 mila teu, aumentando la portata delle quasi gemelle in ordine nelle Filippine a 22 mila teu. La corsa non si arresta: e i porti che non si adeguano, come fondali, gru, e piazzali adeguati, vanno fuori mercato per le grandi rotte.
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Andiamo in Cina: il porto di Shangai è ormai saldamente in testa alla classifica mondiale dei movimenti dei contenitori, con 40 milioni e rotti di teu nel 2017 (+8,4%). Quasi quanto tutti i porti europei messi insieme. Ma la vera notizia è un’altra: è in corso di sperimentazione nel colossale impianto cinese un terminal senza operatori umani, cioè totalmente automatizzato. Ci sono dieci gru totalmente automatiche, una quarantina di impilatrici anch’esse automatiche più altri transtainer che corrono su rotaia e distribuiscono i teu sui posti assegnati. Buona parte degli impianti sono dotati di motori elettrici, quelli mobili con speciali batterie che hanno un’autonomia di 12 ore e possono essere sostituite in sei minuti. Il tutto è gestito da una “torre di controllo” con alcuni operatori ma una imponente batteria di computers. E noi? Ancora ci stiamo interrogando sulla utilizzazione/riconverzione dei portuali di banchina…
Antonio Fulvi
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