Terminals story: per l’IMU a metà del guado
ROMA – Lo dice anche la saggezza contadina che la fretta spesso fa i gattini ciechi. E l’aver portato all’ultimo tuffo del governo le attese decisioni sull’esenzione dell’IMU nei terminal portuali, ha finito per produrre una soluzione che non ha risolto niente, o quasi. Interpretazione corrente: l’IMU non sarà più dovuta dal 2020, quando saranno stati riaccatastati i beni demaniali dei porti – terminal pubblici, ma sembra anche quelli privati – sui quali si potrà applicare il richiamo alle tante volte citate decisioni dell’Agenzia delle Entrate del 2009, che appunto stabiliva la non applicabilità dell’IMU in merito.
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Capisco che la materia è complessa: di vera lana caprina, visto che coinvolge anche i Comuni, perennemente assetati di entrate, che sull’IMU contano molto per far quadrare i bilanci. Ma a loro volta i terminal hanno da confrontarsi con realtà economiche e fiscali di altri paesi della stessa UE, dove i gravami fiscali sono ben inferiori.
Ne risulta che il contenzioso in merito non è stato risolto, e che si apriranno nuovi passaggi. Le organizzazioni di categoria sono sul piede di guerra, anche se avrebbero preferito una soluzione non conflittuale. Intanto, sembra accertato che anche per il 2018 e il 2019 il balzello rimarrà. Salvo ulteriori pronunciamenti da parte di chi governa i temi fiscali. In campagna elettorale chissà che nella pioggia di promesse non ne arrivi anche una per i porti?
Antonio Fulvi
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