LIBRI RICEVUTI di Antonio Fulvi
LIBRI RICEVUTI
(di Antonio Fulvi)
“Livornesi”
di Umberto Vivaldi
(edizioni Baldecchi&Vivaldi)
Portuale verace, livornese della Venezia labronica, scrittore umorale, comunista fin dalla puppa ma spesso in polemica non solo con i vertici del partito e con la sua burocrazia ma anche con se stesso, Umberto Vivaldi ha per me un grande merito: ha rivisitato – in questo libro che è ristampato a favore dell’Associazione Cure Palliative – uno spaccato di vita portuale che pochi ormai ricordano. I più anziani di noi ci si ritroveranno, qualche volta anche su episodi di cui erano stati protagonisti e sono passati nei ripostigli della memoria. Come ritroveranno giudizi sparati fuori dai denti sui “grandi” del porto: con gli affetti senza “se né ma” per alcuni, con un’analisi critica – si veda quella su Italo Piccini – in qualche punto ingenerosa, ma sempre supportata da elementi a parere di Vivaldi incontrovertibili.
Dal libro esce anche una fotografia di quello che è stato il porto dei tempi d’oro: una specie di manna dal Cielo per molti, un tormentato purgatorio di attese e anche di soperchierie per diventare da “occasionali” a soci dell’onnipotente Compagnia. Vivaldi non fa sconti a nessuno, in parecchie pagine è urticante e forse anche ingiusto: ma sulle verità che racconta credo si possa mettere la mano sul fuoco, comprese le piccole e grandi ruberie istituzionalizzate da un sentirsi davvero “padroni” delle banchine e di tutto quello che vi attraccava. Un giudizio a parte merita l’analisi partitica, che nasce da una passione violenta e senza misura per l’ideologia; tanto più violenta quanto più l’ideologia comunista, che ha coltivato fin da ragazzino, gli appare tradita dai partiti e dai loro apparatik. Il sentimento critico non impedisce però al Vivaldi di regalarci pagine di divertimento puro, come quelle in cui racconta la delusione degli ingenui portuali comunisti in visita alla Polonia sotto l’Urss, subito stemperata dalle grazie delle belle e disponibilissime “compagne” polacche. O quando scrive dei famosi episodi della bandiera Vietcong innalzata a poppa di una nave militare Usa in porto, con i relativi contorcimenti successivi dei vertici del partitone per non perdere i ricchi traffici delle navi americane. Altri tempi, altre storie, altra gente: che aveva però un’anima, giusta o sbagliata che fosse. E Vivaldi, vecchio amico che non ho certo dimenticato, l’anima l’ha trasfusa tutta nel suo racconto popolare.
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“Viaggiatori e vedutisti
a Sorrento e dintorni
tra ‘700 e ‘800”
di Lucio Fino
(Grimaldi Editori)
C’è una grande passione non solo per la storia ma anche per il proprio territorio d’origine, quando un gruppo armatoriale come i Grimaldi edita un libro-capolavoro come questo, strenna natalizia raffinata e preziosa. Sorrento e dintorni non solo soltanto una località: sono un richiamo antico, fin dall’inizio della civiltà pre-romana, a quel connubio tra natura e pensiero, mare e filosofia, che ne fecero meta pressoché obbligatoria nel “Grand Tour” fino all’ottocento, Quel “Gran Tour” senza il quale uomini di lettere ma anche di potere non potevano distinguersi dalla massa. Venivano dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran Bretagna: con un misto di curiosità e di rispetto, di voglia d’incontrarsi con le ombre del grande passato e insieme d’imparare. Per molti, un’iniziazione.
Il libro – anzi: il librone – oltre ad essere in ricca carta pesante è splendidamente illustrato: il che va alla pari con i testi, intelligentemente raccolti in capitoli che hanno precisi riferimenti con la Sorrento del passato più illustre. Sono 200 pagine e 146 illustrazioni ciascuna delle quali – pagine e testimonianze iconografiche – meritano di essere lette e rilette, gustate e di nuovo gustate. Un’operazione raffinata, che ha comportato ricerche nei musei di mezza Europa ma anche nelle collezioni private di eruditi e dei loro eredi. I fortunati che hanno ricevuto questa strenna fuori commercio potranno davvero annoverarla tra i tesori della propria biblioteca.
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“Torri e fortezze
della Toscana
tirrenica”
di Anna Guarducci, Marco Piccardi e Leonardo Rombai
(Debatte Editore)
Bella strenna natalizia dell’Autorità portuale di sistema del Tirreno Settentrionale, questa ricca pubblicazione ha in copertina, con una scelta davvero azzeccata – che vale anche da richiamo per un suo tante volte sospirato restauro – la Torre Vecchia di Gorgona. E la prefazione del presidente dell’AdSP Stefano Corsini non poteva non richiamare il significato di un itinerario tra le fortificazioni della costa toscana come base culturale del “sistema” stesso; visto anche come comunità non solo di traffici marittimi, ma di comuni radici. “Solo il ripristino di una comunità d’intenti che vada oltre i confini regionali – scrive in più l’ingegner Corsini – ci potrà far recuperare quel ruolo che l’Italia ha rivestito nella storia marittima europea”.
Un invito, che però è anche una indiretta denuncia allo stato di grave, qualche volta vergognoso abbandono di alcune delle più importanti torri e fortificazioni della costa e delle isole. Si veda lo stato della un tempo splendida torre dello Zenobito a sud di Capraia; l’altrettanto scempio favorito dall’incuria alla torre della Teglia, sulla quale continua ad aleggiare una bella vicenda della principessa rapita: e le mortificanti compromissioni commerciali di altri siti, fotograficamente documentate nel libro. Il nostro passato, scriveva l’Alfieri, è una ricchezza più grande di qualsiasi opera d’oggi. E “Dagli atri muscosi/dai fori cadenti/dai boschi/ dall’arse fucine stridenti…” dovremmo essere in grado di ritrovare antichi orgogliosi impegni non solo bellici dei nostri avi.