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Buone Feste sperando nell’intelligenza

LIVORNO – Premessa: buon Natale e buone feste. Seconda premessa: questo nostro foglio – che si ostina ad essere anche di carta oltre che sul web perché crede che scripta manent almeno un po’ di più dei testi sugli schermi – si appresta a entrare nel secondo mezzo secolo di vita, in tempi di rivoluzione permanente che promette, già sul domani, il dominio dell’AI, ovvero dell’intelligenza artificiale.

Scusatemi, se potete: sotto Natale, dovremmo scrivere di buone intenzioni, di speranze, di un mondo che diventa giorno per giorno migliore. Scrivere della Verità, anche se siamo in un mondo che non crede più davvero in nulla. E che sta rifacendo proprio l’amaro giudizio di Democrito: la natura nasconde la Verità vera in fondo al mare.

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Già, il mare. È la nostra strada maestra, siamo “La Gazzetta Marittima”, ci occupiamo di mare, di uomini che vivono sul mare o per il mare. Qual’è allora il messaggio d’oggi?

Non leggo la sfera di cristallo, ma leggo di chi sa leggerla, o almeno crede di saperlo fare. Nei giorni scorsi, in una lucida intervista a uno dei guru italiani dell’AI, ovvero dell’Artificial Intelligence, il collega Raffaele Marmo (vicedirettore di QN, esperto in welfare) riferiva che secondo la società internazionale di ricerca Gartner entro il 2020 l’AI creerà 2,3 milioni di posti di lavoro qualificati, con un saldo positivo di almeno 500 mila posti, facendo il conto dei lavori che spariranno perché sostituiti dalle macchine, dai computer, dai robot, dai droni. E ricordiamoci che il 2020 è dopodomani, poco più che tra un anno.

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Cosa cambierà l’AI sul mare e sui porti? Domanda sbagliata. Quella corretta è: cosa sta cambiando, cosa cambia, cos’è cambiato nel momento che leggete? Raccontano che gli algoritmi stanno già sostituendo i colloqui sia nelle assunzioni che nella ricerca di soluzioni “umane” a problemi anche complessi. Riferiscono che la società giapponese Deep Knowlege ha assunto da pochi mesi nel suo consiglio d’amministrazione un robot dotato di AI, che da quest’anno avrà anche diritto di voto nelle decisioni strategiche. Amazon ha adottato quest’anno un sistema di Packing gestito da AI che ha ridotto il tempo tra Clik e spedizione da 75 minuti (quando l’operatore era umano) a soli 15 minuti; e Google ha affidato la gestione dei fabbisogni energetici al suo AI, battezzato AlphaGo, con un risparmio annuo già di 20 milioni di dollari. Eccetera.

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Mi guardo intorno, dopo aver letto queste news, e cosa vedo? Vedo che sulla Gazzetta Marittima di oggi trattiamo di problemi che sfogliando la collezione sono quasi gli stessi di trent’anni fa: e sono gestiti, più o meno, con gli stessi sistemi di allora, da donne e uomini come allora. Certo, ci sono più computer. Certo, tutti avete in tasca uno smartphone costante flusso di informazioni dal mondo. Certo, con un click sappiamo dove si trova in navigazione in questo momento il container X nella stiva Y della nave W. Ma in agenzia c’è ancora una donna o un uomo, il computer rimane sostanzialmente una macchina stupida (garbage in, garbage out rimane la sua funzione) ; e ogni tanto anche una macchina fragile perché “spara” un virus che ci distrugge giornate di lavoro.

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E allora? Allora Buon Natale. E sperando che l’AI ci migliori davvero la vita, il lavoro, l’ambiente (e magari ci abbassi anche le tasse che ci massacrano) vi ricordo comunque con un filo di sadismo (difesa estrema dell’umana natura) che dove l’AI è nata e cresce, nella Silicon Valley, i Guru vietano ai loro figli più giovani gli smartphone e l’uso dei computer per più d’un paio d’ore, costringendo i ragazzi a scrivere a mano, a leggere sulla carta e a studiare le tabelline. Allora oltre all’AI c’è speranza che si salvi anche la nostra povera, umanissima, faticosa, limitata intelligenza umana? Coraggio: forse anche alle soglie del 2020 serviamo e serviremo ancora a qualcosa.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
23 Dicembre 2017

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