Altero Matteoli e la maledizione della via Aurelia
CECINA – È sempre dura quando muore un amico, due volte più dura quando muore tragicamente, in un beffardo incidente stradale su quell’Aurelia contro la quale aveva combattuto trent’anni per farla mettere in sicurezza. Altero Matteoli, cecinese, 77 anni e un record di permanenza in Parlamento, com’è noto è morto lunedì scorso mentre andava a presenziare un incontro di Forza Italia. Con il senno del poi, sembrava predestinato: già anni fa era scampato a un altro incidente sull’Aurelia e ne portava i segni. Pare che anche questa volta corresse. Era solo in auto perché gli piaceva guidare, lo rilassava.
[hidepost]
E’ morto di corsa, come troppe volte si era lamentato con gli amici di vivere la sua vita politica e anche privata. Ha lasciato in molti, compresi molti avversari politici, un grande rimpianto. E i “coccodrilli” che gli hanno dedicato sui giornali gli hanno tutti dato atto di una correttezza istituzionale – era stato due volte ministro e spesso ago della bilancia nei governi non solo di Berlusconi – e di una grande capacità di mediazione. Qualcuno, ferocemente, ha voluto aggiungere che era indagato per il Mose. Altri hanno ricordato che da ministro dell’Ambiente aveva dato l’OK – certo in buona fede – a quel pasticciaccio brutto che erano poi diventate le aree portuali speciali da bonificare, un tormento che si è trascinato per anni. Ma hanno ricordato anche i suoi meriti: e la sua capacità di ascoltare, di mediare, di trovare soluzioni anche di compromesso.
Altero se n’è andato. Al suo funerale, nella sua Cecina, c’erano in tanti. Non solo per dovere istituzionale, ma per sincero rimpianto. Come in tanti hanno fatto la fila nella camera ardente allestita mercoledì scorso al Senato.
Noi, da questo giornaletto che Altero ha sempre voluto ricevere, non aggiungeremo un altro “coccodrillo”. Vogliamo solo ricordare che da politico ha cominciato la sua carriera in consiglio comunale a Livorno, in un Msi che significava allora rischiar legnate ad ogni angolo di strada. Me lo ricordo – eravamo entrambi infinitamente giovani – convinto delle sue idee ma mai provocatorio. Aveva il freddo coraggio di chi crede negli ideali ma anche nelle persone. Ricordo anche che di recente, da presidente della commissione trasporti del Senato, era riuscito a far inserire la sua amata Capraia nell’Autorità di sistema del Tirreno settentrionale da cui era stata inizialmente esclusa. Un piccolo risultato, se volete, ma che aveva confermato il rispetto nei suoi confronti anche del governo, che non era il suo. Nei prossimi giorni sarebbe stato di nuovo candidato di Forza Italia al senato e gli avevano promesso più d’un collegio sicuro, Ma questa maledetta Aurelia s’è vendicata prima. Addio Altero, che il sonno della morte ti sia meno duro per il ricordo che hai lasciato in tanti, amici e non.
Antonio Fulvi
[/hidepost]