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Le urgenze nel “libro” dei sogni”

 

NELLA FOTO: Il presidente di Assoporti Zeno D’Agostino

ROMA – Bisogna ammetterlo, difficilmente un’assemblea generale, anche se “programmatica”, ha messo tanta carne al fuoco e con tanta professionalità come quella di martedì scorso nella raffinata location delle scuderie di palazzo Altieri. Tanta, in così poco tempo, e con piena apertura non solo agli aspetti positivi, ma anche a quelli negativi, o almeno problematici, di una riforma portuale che non è certo l’optimum. Anche se, come è stato detto dal presidente di Assoporti Zeno D’Agostino, è pur sempre l’avvio di una nuova stagione.

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Tra gli spettatori inoltre – lasciatemelo dire – ho visto parecchi protagonisti delle passate stagioni: Gianni Moscherini, l’onorevole Marco Susini, Francesco Nerli, Luigi Merlo tanto per citarne qualcuno, che non sempre è fuori corsa. C’era, naturalmente, il Ghota della portualità. E credo abbia un significato (“squadra” da considerare costituita) la scelta della dozzina di relatori, ciascuno dei quali ha svolto un’analisi seria e spesso anche critica su quelli che sono i temi e i problemi del cluster. I prescelti: oltre al presidente Zeno D’Agostino Paolo Signorini, Pino Musolino, Sergio Prete, Ugo Patroni Griffi, Piero Spirito, Stefano Corsini, Carla Roncallo, Daniele Rossi, Massimo Deiana, Rodolfo Giampieri, Francesco Di Majo e l’outsider comandante Andrea Agostinelli, commissario governativo a Gioia Tauro.

Chissà come, mi è venuto in mente di chiedere perché dalla “squadra” – tutti i presidenti salvo uno – sia mancata la Sicilia, dove è fresco presidente a Palermo Pasqualino Monti. Fattore episodico, per altri “improrogabili impegni”: o squadra monca per scelta?

Tornando all’assemblea, non è stato il coro del “tutto va ben, madama la marchesa”. Sulle ZES (Ugo Patroni Griffi) si è riconosciuto che potranno aiutare il sud Italia, ma niente sulla possibilità di estenderle anche ai porti del centro e nord Italia. Discriminazione o solo primo passo? Sia nelle relazioni, sia in alcune significative slides (vedi quella che riportiamo qui a fianco) è stato sottolineato come ci sia ancora molto da fare, specialmente sui tempi. Mi ha colpito l’affermazione di Pietro Spirito, che trattava dell’intermodalità, quando ha ricordato che ancora oggi la programmazione della logistica italiana procede per compartimenti separati: un piano dei porti, un piano delle Autostrade del mare, un piano delle ferrovie, ciascuno indipendente, o per lo meno non totalmente connesso con gli altri. Anche sui tempi della burocrazia sono stati tanti i richiami: da quello di Stefano Corsini (pianificazione e infrastrutture) alle problematiche dei waterfront affrontate da Carla Roncallo, si è detto e ribadito che con i tempi italiani tanti progetti sembrano – la definizione è mia, non spaventatevi – quasi un libro dei sogni piuttosto che un realistico crono-programma. L’ottimismo del ministro Delrio è suonato sincero. Ma che succederà a marzo, se questo governo dovesse passar mano, con una riforma della riforma che sarà ancora a metà del guado? E con le spinte che specie attraverso l’Anci, arrivano contro il terzo decreto legislativo definitivo approvato lunedì dal consiglio dei ministri su proposta Madia/Delrio nella parte che esclude i politici dai comitati di gestione dei “sistemi” portuali? Lunedì prossimo 18 dicembre proprio nell’Anci si riuniscono i comuni portuali, presieduti dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin (uno degli esclusi secondo il decreto Madia/Delrio). Si preannunciano nuove faticose risse della politica?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
16 Dicembre 2017

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