L’ENEL dismette 23 centrali 6 vendite già in corso d’opera
ROMA – Sei grandi impianti Enel per la produzione di energia elettrica stanno per essere messi sul mercato, con destinazioni diverse ma con la definitiva chiusura come generatori di corrente.
Come si vede dalla mappa (fonte Enel) le centrali che l’Enel intende dismettere in tempi più o meno rapidi sono molte di più: ben 23, che non rispondono più a criteri di economia o di difesa ambientale. Un apposito progetto, Futur-E è stato presentato da Enel e comporta anche la consultazione delle popolazioni delle zone interessate.
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Le centrali interessate a tempi più rapidi sono a Rossano Calabro, Montalto di Castro, Marghera (già ceduta) Modena (Carpi) Camerata Picena e Livorno. Quest’ultima centrale da tempo è nel mirino perché alimentata da olio pesante e accusata (a torto o ragione) di essere inquinante. La sua produzione è stata progressivamente ridotta e una parte dell’impianto è utilizzata come centro di sperimentazione. La centrale di Livorno ha anche riflessi importanti sul porto perché ha una banchina dedicata (darsena petroli) e condiziona con i tubi sottomarini il canale di accesso al porto dei containers.
Tra le centrali in fase di cessione c’è anche quella di Piombino, alimentata da olio pesante come quella di Livorno. E’ in corso la procedura di vendita dell’impianto, con l’Enel che sta conducendo una “valutazione preventiva” delle proposte che sono state presentate da aziende interessate all’acquisto. Una apposita commissione, di cui fanno parte anche le istituzioni locali, ha concluso da poco l’esame delle proposte delle aspiranti all’acquisto e dovrebbe dare a breve i risultati.
Come potranno essere utilizzati gli impianti che Enel va cedendo? Ad Assemini in Sardegna, l’Enel ha convertito l’impianto: non produce più energia ed è diventato un parco di insediamenti di piccole imprese. Per alcune centrali sono stati avviati concorsi di idee, con il coinvolgimento delle università. Da qualche parte si è anche ipotizzato di mantenere la produzione elettrica ma convertendo gli impianti con l’alimentazione a GNL, il che tuttavia in parecchi casi risulterebbe antieconomico per le forti spese della riconversione.
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