Bilancio sociale e di sostenibilità per l’industria lapidea di Carrara
CARRARA – E’ stato redatto e diffuso il primo bilancio sociale e di sostenibilità realizzato da un comparto industriale complesso, quale è quello dell’industria lapidea e del marmo di Carrara.
Un bilancio che da un lato smentisce alcuni luoghi comuni – scrive l’Associazione industriali di Livorno e Carrara – sui quali si è costruita una profonda frattura fra industria del marmo e comunità locali nonché istituzioni e pianeta ambientale; dall’altro pone per la prima volta le basi per un rapporto basato sull’assoluta trasparenza con gli stakeholders.
[hidepost]
Il tutto per un prodotto, quello del marmo di Carrara, che continua – come sottolineato nella ricerca di Altis (università Cattolica) a essere uno dei fattori più autenticamente italiani sui mercati internazionali.
Il primo elemento che traspare dal bilancio di sostenibilità è clamoroso: al contrario di quanto accreditato in questi anni, i quantitativi di marmo estratti dalle cave delle Apuane, con impatto sull’assetto del territorio sono in calo costante, erano più di 5 milioni di tonnellate nel 2001. Oggi superano di poco i tre milioni a conferma di una estrazione selettiva, di qualità e molto più rispettosa dell’ambiente.
Ciò in controtendenza con l’andamento economico del settore lapideo nel suo complesso che ha il suo punto di forza nella qualità delle lavorazioni e che produce una ricaduta territoriale pari a oltre mezzo miliardo di euro.
Il direttore generale di Confindustria Livorno-Massa Carrara Umberto Paoletti ha sottolineato insieme con Erich Lucchetti, presidente della delegazione Confindustria di Massa, come il bilancio sociale e di sostenibilità sia tutt’altro che un atto formale. In questo caso rappresenta una vera e propria presa d’atto dei rischi derivanti dalla contrapposizione creatasi con comunità e territorio e della potenzialità invece insita nel prodotto marmo. Bilancio di sostenibilità che sarà redatto ogni anno a venire.
[/hidepost]